Qual è una speranza viva?

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Si dice che “La speranza è l’ultima a morire”. L’uomo non può vivere senza speranza. Siamo creature che sperano. Una vita senza speranza è troppo scura e insopportabile. Ovviamente, in questi giorni di sofferenza, dolore e disperazione a causa della pandemia, abbiamo bisogno di speranza. Tutti noi speriamo in giorni migliori nei prossimi mesi. Però, non tutte le forme di speranza sono uguali. Per esempio, c’è una grande differenza tra una speranza vuota e una speranza sicura. Dipende dalla base della nostra speranza. Allo stesso modo, c’è una grande diversità tra una speranza superficiale e una speranza fondamentale. Dipende da cosa speri. 

La prima lettera di Pietro è una lettera di speranza. In effetti, è una buona lettera da leggere in un momento come il nostro. L’apostolo scrisse questa lettera alle chiese delle province romane di Ponto, Galazia, Cappadocia, Asia e Bitinia. Questi erano luoghi in cui i cristiani stavano vivendo l’ostilità e la persecuzione dal mondo. Pietro parla loro della speranza. Tuttavia, Pietro non parla di una speranza vuota o superficiale. Invece, parla di una speranza “viva”. Non dice semplicemente di mantenere un atteggiamento positivo perché, alla fine, “andrà tutto bene”. Non dice loro cliché o banalità solo per farli sentire meglio durante la loro sofferenza. Invece, proclama una speranza sicura, una speranza viva, una speranza che appartiene a loro solo in Gesù Cristo.

Questo messaggio è molto pertinente a noi perché, come i cristiani nel primo secolo, anche noi abbiamo bisogno di conoscere questa speranza - una speranza che guarda oltre gli orizzonti di questo presente secolo malvagio, una speranza che tiene il futuro fisso nel presente perché è ancorata nel passato. 

UNA SPERANZA VIVA CI VOLGE VERSO CRISTO

Ogni forma di speranza ci volge verso qualcosa. Per esempio, la nostra speranza di vedere una riduzione del bilancio delle vittime, ci volge alla conferenza stampa della Protezione Civile ogni sera alle 18. Oppure, possiamo pensare al modo in cui una speranza vuota falsa per fuggire dalla realtà volge molte persone a cose futili e distruttive, come la droga e la pornografia. Ogni forma di speranza ci volge verso qualcosa.

Una speranza viva, però, ci volge verso Cristo. Pietro dice. «Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1 Pietro 1:3). È così che Pietro inizia la sua lettera: esplode con questa dossologia, lodando Dio per ciò che ha fatto per noi mediante Cristo. 

Notate che non parla di Dio in generale. Invece, parla specificamente delle cose che Dio ha fatto per noi tramite la persona e l’opera di Cristo. Molte persone parlano di Dio in modo molto generale, senza menzionare Cristo. Però, non possiamo trovare speranza in Dio a parte di Gesù Cristo. A parte Cristo, Dio non è il nostro aiuto, non è la nostra forza e non è il nostro rifugio, ma solo il nostro giudice. 


Dio è santo e giusto e richiede che anche noi siamo santi e giusti come lui. Però, tutti noi siamo peccatori. La Bibbia ci dice: «non c’è nessun giusto, neppure uno…tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3:23). La brutta notizia è che Dio è estremamente indignato per i nostri peccati, sia quello innato sia quelli attuali, e li punirà con giusto giudizio nell’eternità. Quindi, come peccatori, abbiamo un problema molto più grave di questa pandemia. Abbiamo bisogno di un mediatore, un salvatore. Senza un salvatore, dobbiamo affrontare l’ira di Dio che meritiamo. Tutti noi siamo infetti con il virus del peccato. Abbiamo bisogno di un medico. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci guarisca.


La buona notizia, però, è che Dio ha fornito un tale Salvatore. Il salario del nostro peccato è la morte, ma la buona notizia è che Dio, a causa del suo grande amore per il mondo, ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Gesù è il vero e unico uomo giusto che possa reggere davanti al giudizio perché non ha peccato, solo santità. Eppure, quest’ uomo giusto ha subìto il giudizio di Dio per i peccati degli empi. Il Padre ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Ecco perché abbiamo una speranza viva «mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti».A causa della sua vita, della sua morte e della sua risurrezione, Gesù fu vittorioso sul nostro ultimo nemico, cioè, la morte. 

Alla fine dei conti, la morte raggiungerà tutti noi, sia con o senza il virus. Alla fine, questa pandemia passerà, ma non la morte. Alla fine, andremo tutti nella tomba. La vera domanda è se andremo o no con Cristo. La Bibbia ci dice, «Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio» (Ebrei 9:27). Senza Cristo, però, ogni forma di speranza, alla fine, è una speranza vuota e morta. Solo in Cristo possiamo trovare una speranza viva. Questa speranza ci volge verso Cristo in adorazione e gioia. 

UNA SPERANZA VIVA CI VOLGE A CIELO

La risurrezione di Cristo dai morti è la base della nostra speranza viva. Il cielo, invece, è l’obbiettivo della nostra speranza viva. Pietro ci dice, «per un’eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi» (1 Pietro 1:4). Pietro usa questi potenti aggettivi per descrivere la nostra eredità. Fa un confronto con l’eredità temporanea che Israele attendeva e riceveva, cioè, l’eredità della Terra Promessa. Israele attendeva con speranza quell’eredità, mentre viaggiava attraverso il deserto per 40 anni. Era una buona eredità. Era una buona terra, che scorreva con latte e miele. Però, quell’eredità non era «incorruttibile, senza macchia e inalterabile». Invece, a causa della loro idolatria e della loro ribellione, la terra divenne contaminata, secolo dopo secolo. Israele non riuscì a mantenere la terra di Canaan santa. Quindi, la nazione perse l’eredità. 

L’eredità del popolo di Dio in Cristo, però, è diversa. È una eredità «conservata in cielo per voi». Non può essere corrotta o alterata. Ci sarà data nel grande giorno della risurrezione al Ritorno di Cristo. Ecco perché l’apostolo Paolo ci dice in Romani 8: 

Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo. Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio (Romani 8:18-21). 


In altre parole, la nostra eredità è la risurrezione. La nostra speranza è di essere con Cristo nella terra glorificata, con i nostri corpi glorificati. Questo è l’obbiettivo della nostra speranza. Aspettiamo con ansia quel giorno in cui la nostra redenzione sarà completa, quando saremo guariti da tutti i mali e non saremo più afflitti da tentazione e peccato, dolore e tristezza, paura e preoccupazione, malattia e morte.

 Soprattutto, riceveremo la nostra grande ricompensa, cioè Cristo stesso. L’obiettivo della nostra fede in Cristo è di essere con Cristo nella gloria! Lo vedremo faccia a faccia e vivremo nella sua presenza per sempre. E il Padre continuerà a spargere nei nostri cuori il suo amore per l’eternità! Impareremo sempre più la saggezza delle sue vie. Non finiremo mai di essere pieni di meraviglia, contentezza e gioia, mentre lavoreremo, riposeremo e giocheremo nell’universo glorificato che sta preparando per noi. 

Adempiremo alle chiamate che ci darà e non saremo mai frustrati o scontenti. Dio soddisferà tutti i nostri pensieri e desideri, poiché egli sarà la nostra soddisfazione. Lo adoreremo di giorno in giorno. Non smetteremo mai di sottometterci a lui volentieri e felici, riconoscendo che è il nostro più grande bene. Ci rallegreremo della sua presenza e canteremo della sua bontà insieme ai santi angeli e all’intera Chiesa trionfante. Saremo con Gesù, i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli e tutti i fedeli, compresi i nostri cari e i familiari che sono morti nella fede. Con un solo cuore e una sola voce celebreremo con canti di ringraziamento le lodi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Un pastore di Ginevra all’inizio del XVII secolo, di nome Simone Goulart, alla fine del suo libro, Discorsi cristiani, descrisse il paradiso in questo modo: 

La vita eterna è la conclusione e l’adempi-mento di ogni cosa buona, per cui Dio ci ha redenti tramite suo Figlio. È il fine su cui dovremmo tener fisso lo sguardo durante il nostro pellegrinaggio terreno. È il tesoro che dovremmo desiderare incessantemente. È il momento e la benedizione a cui tutti i piani e gli sforzi della nostra vita dovrebbero tendere...È la nostra vera patria, la nostra città permanente, in cui la nostra cittadinanza è stata acquisita per merito della morte di Gesù Cristo. È la dimora a cui tutti aneliamo tra gli esìli, la stanchezza e i timori angoscianti di questa valle di miseria e dell’ombra della morte. È il sicuro rifugio e il bellissimo porto verso cui stiamo navigando tra le molteplici ondate e tempeste che affliggono costantemente questo mondo. È la terra benedetta in cui dimoreremo per mezzo della morte.[1]

 Questo è l’obbiettivo della nostra speranza, una speranza viva, che ci volge al cielo! Veramente, siamo stati creati per vivere per molto più di questo presente secolo malvagio. 

UNA SPERANZA VIVA CI VOLGE AL NOSTRO PROSSIMO

Pietro dice, «voi, che siete custoditi dalla potenza di Dio mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi» (1 Pietro 1:5). La nostra speranza guarda al futuro, cioè, alla nostra risurrezione al ritorno di Cristo, e lo tiene fisso nel presente con certezza perché è ancorata nel passato, cioè nella risurrezione di Cristo 2000 anni fa. Siamo sicuri in Cristo, protetti dalla sua potenza. Quindi, nel frattempo, possiamo servire il nostro prossimo con amore. 

Alla domanda in una lettera su come rispondere durante la peste, Martin Lutero rispose, 

Chiederò a Dio di proteggermi, nella sua misericordia. Poi fumigherò, aiuterò a purificare l’aria, amministrerò la medicina e la prenderò. Eviterò luoghi e persone in cui la mia presenza non è necessaria, per non contaminarmi e per non correre il rischio di infettare e contaminare gli altri, causando la loro morte a causa della mia negligenza. Se Dio vorrà prendermi, sicuramente mi troverà e io avrò fatto ciò che si aspettava da me e non sarò quindi responsabile né della mia stessa morte né della morte degli altri. Se però il mio vicino avrà bisogno di me, non eviterò né il luogo, né la persona, ma andrò liberamente, come ho già detto. Vedete, questa è una fede che teme Dio, perché non è né impudente, né imprudente, e non tenta Dio.[2]


Solo la persona che ha una speranza viva può rispondere così. Solo la persona che appartiene a Cristo con il corpo e con l’anima, sia in vita, sia in morte, può vivere così. 


Hai questa speranza? Hai una speranza viva, che guarda oltre la tomba? Conosci l’unico Salvatore, Gesù Cristo? Umiliati davanti al santo Dio! Confessa i tuoi peccati e confida in Cristo! Guarda alla sua croce e alla sua risurrezione! In nessun altro è la salvezza dal nostro problema più grande! Non ti rifiuterà!


~ Rev. Michael Brown 

[1] Martin Lutero, Works, 43:132. 

[2] Simon Goulart, XXVIII Discours Chrestiens, trovato in Scott M. Manetsch,Calvin’s Company of Pastors: Pastoral Care and the Emerging Reformed Church, 1536-1609 (Oxford: Oxford University Press, 2013), 297-298. 

Michael Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA). È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022).

© ligonier.org, © Chiesa Riformata Filadelfia

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Dalla morte alla vita: la nostra nuova identità