Dalla morte alla vita: la nostra nuova identità
Conoscere e ricordare la nostra identità è sempre importante. Ecco perché una famiglia mette foto di parenti nella casa. In questo modo, i bambini possono vedere le foto dei loro antenati. Li aiuta a ricordare chi sono e da dove vengono. Questo è anche il motivo di molte feste nazionali. Per esempio, il prossimo mese ci sarà la Festa della Liberazione, una giornata per ricordare la caduta della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini e la fine dell’occupazione nazista in Italia nel 1945. Una nazione non deve dimenticare mai chi è, e da dove viene.
Nessuna identità è più importante da ricordare, della nostra identità in Cristo. Quando dimentichiamo chi siamo in Cristo e da dove veniamo, perdiamo il nostro senso di amore e gratitudine verso Dio per il suo amore e per la grazia salvifica che ci elargisce in Cristo. Quando dimentichiamo questo, il nostro amore si raffredda e noi non ci comportiamo in modo degno del Signore.
Per aiutarci a conoscere la nostra identità in Cristo, l’apostolo Paolo ci indica tre cose importanti in Efesini 2:1-10:
1. La nostra condizione al di fuori di Cristo
2. La nostra posizione in Cristo;
3. La nostra disposizione a causa di Cristo.
La nostra condizione al di fuori di Cristo
Paolo inizia con una brutta notizia per spiegare la buona. A volte, dobbiamo ricordare la nostra identità nel passato, anche se brutta e buia, per non dimenticare mai da dove siamo venuti e della liberazione di cui godiamo ora. Ecco perché è bene visitare luoghi storici come il ghetto ebraico a Roma o i luoghi negli Stati Uniti dove si compravano e vendevano schiavi dall’Africa. Non è piacevole, ma è importante per capire e ricordare.
È così con la nostra identità in Cristo. Senza la brutta notizia, non vediamo il nostro bisogno di un Salvatore. Quindi, nello spazio di questi primi tre versetti, Paolo ci porta giù in una profonda fossa di disperazione affinché possiamo sapere che al di fuori di Cristo, la vita è davvero un’esistenza senza speranza. La prima cosa che ci presenta in merito alla nostra condizione al di fuori di Cristo è la morte spirituale. Versetto 1: «Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati».
Dio aveva avvertito Adamo: «nel giorno che tu mangerai dell’albero della conoscenza del bene e del male, certamente morirai». Questa morte, però, non era solo la morte fisica, cioè, la separazione del corpo e dell’anima. In realtà, ci sono tre tipi di morte, che sono tutti il risultato della caduta di Adamo: morte fisica - morte eterna (cioè, la punizione suprema, ossia una pena eterna di corpo e anima) - e la morte spirituale.
La morte spirituale significa la perdita di comunione con Dio. Siamo stati creati da Dio per dargli gloria e godere per sempre della sua presenza. Ma, questo buon rapporto è stato perso nella caduta di Adamo, il nostro rappresentante nel Giardino d’Eden e nel patto delle opere.
Adesso, l’umanità è come un morto che cammina. Infatti, è esattamente ciò che Paolo dice nel versetto 2: «voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli».
Il verbo nel Greco, però, non è “abbandonare” ma proprio “camminare”. È lo stesso verbo in Colossesi 3:7: “E così camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse”. In altre parole, al di fuori di Cristo, l’umanità vive sotto la maledizione della morte spirituale, non seguendo Dio ma invece seguendo l’andazzo del mondo peccaminoso, del diavolo e della concupiscenza della carne. La persona che vive al di fuori di Cristo non vive davvero, perché in realtà è prigioniera di Satana e vive in schiavitù dei propri desideri peccaminosi. Vive“secondo i desideri della nostra carne” ma non ha mai soddisfazione!
Se hai visto il film “I Pirati dei Caraibi”, allora sai che l’equipaggio della Perla Nera era maledetto. Non importa quanto mangiavano, non potevano essere sazi. Non potevano sentire il sapore del cibo. Non potevano goderne. Il pane diventava cenere nella loro bocca. Veramente, è così per la persona al di fuori di Cristo. Certamente gode di alcune cose per un tempo, ma alla fine niente lo può soddisfare. Cerca il suo tesoro in questo mondo, ma alla fine non lo trova mai. Vive senza speranza in una morte spirituale, schiavo dei suoi desideri e dominato dal peccato.
Ma Paolo non ha ancora finito. Ci porta più in basso nella fossa. Ci mostra la terribile profondità della nostra condizione. Dice alla fine del versetto 3: “ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri”. Non può essere peggio di così. Al di fuori di Cristo non siamo figli di Dio, ma solo figli d’ira. Anche se la persona senza Cristo afferma di essere felice e contenta in questa vita, ha ancora questo grande problema! al di fuori di Cristo, Dio non è nostro padre e non è il nostro amico, solo il nostro giudice. Senza Cristo, siamo gli oggetti del giudizio di Dio e l’inferno è la nostra destinazione finale. Paolo dipinge un’immagine che ci lascia completamente senza alcuna speranza in noi stessi.
Grazie a Dio, non è tutto ciò che dice. Nel versetto 4: “Ma Dio”. In quelle due piccole parole, c’è uno scoppio di speranza, come la primavera che porta un’esplosione di calore e colore dopo un inverno freddo e buio!
La nostra posizione a causa di Cristo
Dopo averci mostrato la profondità della nostra condizione peccaminosa e miserabile, ci fa alzare gli occhi e vedere ciò che Dio ha fatto per noi in Cristo! Ascoltate il versetto 4: “Ma Dio, che è ricco in misericordia…” vi ricordate, misericordia significa non ricevere la giusta punizione che ci si merita. Paolo ci ricorda che Dio non è povero in misericordia, ma ricco!
Continua, “per il grande amore con cui ci ha amati…” A causa del suo grande amore per noi, Dio non è avaro con la sua misericordia, ma generoso! Avrebbe potuto lasciarci nel nostro peccato ad affrontare il giudizio che meritavamo. Invece, come i versetti 5-6 ci dicono,“anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui”.
Spiritualmente, eravamo morti come gli scheletri nella valle delle ossa secche che vide il profeta Ezechiele. Eravamo completamente incapaci di salvarci o di tornare in vita. Invece, la risurrezione di Cristo è stata la nostra risurrezione nel senso che siamo uniti con lui. Siamo stati uniti a lui nella sua morte. Ha preso la nostra colpa e tutti i nostri peccati nella tomba con lui. Li ha seppellito nel “buco nero” della sua morte in modo che non saranno mai contati contro di noi! “Ci ha vivificati con Cristo e ci ha risuscitati con lui”.
Ma poi, Paolo alza gli nostri occhi ancora di più, verso il cielo. Dice, “e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù”. A causa della nostra unità con Cristo, la nostra cittadinanza permanente è ora in paradiso. Apparteniamo a Cristo che è nei cieli, non a questo mondo peccaminoso. Abbiamo la proprietà di tutti i privilegi e le benedizioni del cielo!
Tutto questo è per la gloria di Dio, come Paolo ci dice nel versetto 7: “per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù”.
Ma affinché tutta questa gloriosa notizia fosse vera, il Figlio di Dio dovette pagare un prezzo.
· A differenza di noi, Cristo non aveva colpa e peccato. Non ha mai camminato seguendo l’andazzo di questo mondo. Invece, ha camminato secondo la volontà si suo Padre in cielo.
· A differenza di noi, Cristo non ha mai camminato seguendo il principe della potenza dell’aria, il diavolo. Invece, quando fu tentato, ha resistito e ha perseverato.
· A differenza di noi, Cristo non fu mai per natura figlio d’ira, come gli altri. Invece, è stato concepito ed è nato senza peccato e ha vissuto tutta la sua vita in giustizia perfetta.
Per farci sedere nei luoghi celesti, Cristo deve scendere nelle profondità del giudizio di Dio. “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui”.
La grazia di Dio sembra troppo bella per essere vera. Però è così. La salvezza è un dono per noi perché Cristo ha pagato il prezzo. È grazia per noi perché c’è stato il giudizio per Cristo. “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché se ne vanti”.
La nostra disposizione in Cristo
Versetto 10 dice: “Infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo”.
Con la risurrezione di Cristo, la nuova creazione è stata inaugurata! Ci aspetta una nuova creazione, una nuova creazione fisica che Dio ci ha promesso con la risurrezione del corpo, come confessiamo nel Credo Apostolico e nel Credo Niceno. E sebbene la nuova creazione non sia stata ancora completata (perché arriverà al ritorno di Cristo), è già stata inaugurata.
Lo Spirito Santo ha già comunicato agli eletti i benefici salvifici che Cristo ha meritato per loro: la rigenerazione, il dono della fede, la giustificazione, l’adorazione, la santificazione, la perseveranza. Lui ci fa camminare in novità di vita!
Infatti, il verbo che Paolo usa al versetto 10 non è “praticare” ma, ancora una volta, “camminare”. Usa deliberatamente lo stesso verbo Greco per “camminare” nei versetti 2 e 10 per comunicare che, a causa della nostra unità con Cristo nella nuova creazione, camminiamo, cioè, viviamo in novità di vita.
Ecco perché vogliamo vivere per Cristo! Ecco perché ci sentiamo male quando pecchiamo. Ecco perché siamo qui ora ad adorare il Signore con tutto il nostro cuore. Siamo opera sua! Siamo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone. Non siamo salvati a causa delle nostre opere buone. Siamo salvati solo a causa delle opere buone di Cristo. Però siamo salvati per fare le opere buone, perché in Cristo siamo una nuova creazione!
O carissimi, rallegriamoci nel Signore, perché nel suo piano misericordioso di redimere un popolo per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia straordinaria, porta in vita i peccatori morti a causa della vita, della morte e della risurrezione di Cristo!
~ Rev. Michael Brown