Cosa significa la Pentecoste?
Oggi è il giorno della Pentecoste. Ci sono 5 grandi giorni nel calendario nell’anno liturgico: Natale (Avvento), Venerdì santo, Pasqua, Ascensione e Pentecoste. Questi cinque giorni segnano eventi irripetibili nel ministero del nostro Signore. Vogliamo prendere in considerazione la Pentecoste e l’importanza di quest’evento nella storia redentiva, e il significato per noi oggi.
Questo evento accadde durante la festa di Pentecoste, 10 giorni dopo l’ascensione di Cristo. La Pentecoste è stata una delle tre grandi feste annuali celebrate da Israele. Ogni anno arrivavano sette settimane dopo la Pasqua. In Levitico 23, Dio comandò a Israele di osservare la festa della Pasqua ebraica, quindi contare sette sabati e un giorno (50 giorni per essere precisi) dopo il sabato pasquale. Il cinquantesimo giorno cade nel primo giorno della settimana e fu chiamato il giorno della Pentecoste.
Questa è la scena che Luca descrive qui in Atti 2:1: «quando il giorno della Pentecoste giunse…». Erano passati 50 giorni dal sabato della Pasqua ebraica, e esattamente 7 settimane da quando Gesù fu risuscitato dai morti. Poi successe questo grande episodio della storia redentiva.
Prendiamo in considerazione il significato del Atti capitolo 2 e dei tre segni e il modo in cui la Pentecoste rimane una benedizione per noi oggi.
Il segno del vento
Leggiamo in Atti 2:1-2 che «quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo». Cioè tutti gli apostoli e i fratelli, circa 120 persone in tutto. «Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov’essi erano seduti».
Perché vento? Cosa significa il vento impetuoso? Questo era un segno della presenza vivificante dello Spirito Santo. Sia in ebraico che in greco, la parola tradotta “spirito” e “vento” è la stessa. Questo non è casuale. Spesso nella Scrittura, i concetti di vento, respiro e movimento dell’aria sono associati al potere creativo di Dio e all’opera vivificante dello Spirito Santo. Adamo, per esempio, divenne un’anima vivente solo quando Dio lo formò dalla polvere della terra e «gli soffiò nelle narici un alito vitale».
Vediamo qualcosa di simile in quella scena magnifica di Ezechiele 37, con la visione di una valle piena d’ossa secche. Le ossa simboleggiavano la desolazione di Israele a causa della sua infedele alleanza. Al profeta Ezechiele fu detto di profetizzare al vento, dicendogli di respirare nei morti in modo che potessero prendere vita.
Il Signore interpretò la visione di Ezechiele e ribadì la sua grande promessa del patto che aveva fatto ad Abramo: «Queste ossa sono tutta la casa d’Israele… metterò in voi il mio Spirito, e voi tornerete in vita…io farò con loro un patto di pace…La mia dimora sarà presso di loro; io sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo». La risurrezione delle ossa secche che Ezechiele vide in quella visione era una profezia della nuova creazione del popolo di Dio per mezzo dello Spirito Santo.
Gli apostoli avevano familiarità con questa profezia. Conoscevano molto bene l’Antico Testamento. Quindi, quando questo “vento impetuoso” arrivò il giorno di Pentecoste, sapevano cosa significasse. Sapevano che significava l’arrivo dello Spirito che dà vita. La Nuova Creazione, promessa da Gesù, era stata inaugurata!
Quando pensiamo alla Pentecoste, non dobbiamo pensarla a parte dell’opera di Cristo nella storia. La venuta dello Spirito Santo a Pentecoste era direttamente legata alla vita, alla morte, alla risurrezione e all’ascensione di Cristo. La risurrezione di Cristo fu l’alba della Nuova Creazione. È la primizia dell'intero raccolto. A causa di Cristo e il dono dello Spirito Santo, la Nuova Creazione è già inaugurata!
Ma affinché ci sia una Nuova Creazione, ci deve essere anche una purificazione del vecchio.
Il segno del fuoco
Ciò che era udibile nel segno del vento era visibile nel segno del fuoco. 2:1 dice: «Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro». Il fuoco simboleggiava la purificazione e il giudizio di Dio nella sua consumante santità. Gli apostoli capirono cosa stava succedendo: lo stesso Dio che apparve a Mosè nel pruno ardente e ad Israele nella colonna di fuoco nel deserto, ora era presente con loro nella sua consumante santità. Fu un momento di grande riverenza e timore.
Non era un momento di “santa risata”, ma era un momento di santo timore davanti a un santo Dio, poiché lui stesso è un fuoco consumante. Essendo inviati in un mondo ostile e non credente, dovevano temere Dio e non gli uomini.
Vi ricordate che Giovanni Battista disse «io vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me…egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco». Il Messia sarebbe venuto e avrebbe raccolto il grano di Dio nel suo granaio, ma la paglia l’avrebbe bruciata con un fuoco inestinguibile. Il Messia venne; visse, morì, fu risuscitato dai morti, salì in cielo e mandò lo Spirito promesso e vivificante per inaugurare la Nuova Creazione. L'arrivo dello Spirito Santo fu segnato da queste fiamme che poggiavano sugli apostoli, che simboleggiavano la sua purificazione e il giudizio su questo presente secolo malvagio.
Questi apostoli ricevettero il grande mandato di annunciare la buona notizia al mondo, un messaggio di salvezza attraverso la Persona e l’Opera di Cristo. Ma per tutti coloro che rifiutano il vangelo apostolico, c’è l'avvertimento del giudizio di Dio, quando purificherà questa terra sull’ultimo giorno. E quel giudizio si avvicina ogni giorno di più, perché la Nuova Creazione è già stata inaugurata.
Quindi, la Pentecoste non è un evento che posiamo imitare, perché non può essere ripetuto! Non può essere ripetuto così come non possiamo ripetere la morte o risurrezione di Cristo! La Pentecoste fa parte del Vangelo, la realizzazione una volta per tutte della redenzione compiuta da Cristo. Ora viviamo negli ultimi giorni, l’ultima era della storia prima della gloriosa consumazione.
Proprio come il vento e il fuoco arrivarono sul monte Sinai quando Dio formò il suo popolo del patto antico come nazione geo-politica di Israele, così mandò il fuoco a Pentecoste, trasformando il suo popolo in qualcosa di molto più grande: «una casa spirituale, un sacerdozio regale…una stirpa eletta [e] una gente santa». Siamo un popolo che non offre sacrifici sanguinari, perché l’Agnello di Dio è già arrivato. Invece, ci offriamo come sacrifici viventi. di gratitudine.
Ma c’era un terzo segno dato a Pentecoste.
Il segno delle lingue straniere
Leggiamo in 2:4: «Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi». Allora, cosa significa? Perché lo Spirito autorizzò gli apostoli a fare questo? La risposta è semplice. Prima che Gesù salisse in cielo, comandò gli apostoli di andare e fare discepoli di tutti i popoli di tutte le nazioni. Questo era l’adempimento della promessa di Dio ad Abraamo che sarebbe stato una luce per le nazioni attraverso la sua progenie, cioè il Messia.
Nei secoli dopo Abraamo, i profeti del Signore continuarono a proclamare il Messia a venire. Attraverso il profeta Isaia, per esempio, impariamo che Dio il Padre ha detto al Figlio, “Voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra” (Isa 49.6).
Dopo la salvezza attraverso la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione, il Messia, cioè Gesù Cristo disse ai suoi apostoli che sarebbero stati i suoi testimoni “in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra” (Atti 1.8).
Lo Spirito Santo li ha equipaggiati per il compito. Questo è il significato delle lingue straniere fornite a Pentecoste. Le lingue non erano un linguaggio “celeste” o “angelico” che nessuno poteva capire. Non erano un linguaggio di preghiera privata. Non erano incomprensibili. Invece, erano lingue straniere chiaramente comprese dalla gente in quella folla enorme a Pentecoste.
Luca è attento a registrare il lungo elenco di ebrei che erano venuti a Gerusalemme da nazioni di tutto l’Impero Romano, e che ascoltarono il Vangelo nella loro lingua attuale. 2:8: «Come mai li udiamo parlare ciascuno nella nostra propria lingua natia? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue».
In un certo senso, la Pentecoste è stata l’inversione della Torre di Babele. Vi ricordate che la Torre di Babele è una testimonianza del desiderio dell’uomo di sostituire il suo bisogno di Dio con la fiducia in se stesso. Il loro obiettivo era quello di costruire una torre grandissima, come gli antichi ziggurat: una torre che si estendesse verso il cielo con decine di scale e terrazze, dando l’impressione che l’uomo possa salire al cielo semplicemente mediante i propri sforzi. A quel tempo, il mondo intero usava una sola lingua e un solo vocabolario. Dio giudicò i costruttori della torre mandando confusione della loro lingua. Il nome “Babele” significa “confusione”.
Ma mentre Dio portò nella città dell’uomo confusione linguistica, portò alla città di Dio la comprensione in modo che il messaggio di Cristo fosse chiaro. Fece promulgare il Vangelo in tutto il mondo e in ogni lingua!
Notate cosa successe: Pietro predicò il Vangelo! Gli apostoli non iniziarono a cantare canzoni di lode carismatiche. Pietro non predicò un messaggio di auto-aiuto o di auto-miglioramento. Non condivise la sua testimonianza o la storia della sua conversione personale. Non disse, “lascia che vi dica cosa ha fatto Gesù nella mia vita!” Non predicò se stesso. Invece, predicò Cristo! Predicò la morte e la risurrezione di Cristo dal Salmo 16 e l’ascensione di Cristo dal Salmo 110. Dimostrò che Cristo è l’adempimento dell’Antico Testamento, il promesso Messia, e l’unico Salvatore. Questa è precisamente l’opera dello Spirito Santo, che risplende su Cristo nella sua Parola. Come Gesù disse in Giovanni 15:26: «Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me; e anche voi renderete testimonianza».
La Pentecoste rafforzò la chiesa, non affinché avesse esperienze spirituali nebulose e private, ma affinché fosse una testimonianza vivente nel mondo della Persona e dell’Opera di Cristo. La predicazione piena di spirito sarà sempre incentrata su di Cristo.
Di conseguenza, una congregazione viva fu formata. 2:41-42 dice: «Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone. Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere».
Gesù promise che non avrebbe lasciato la sua chiesa orfana. Promise di essere con noi fino alla fine dei tempi. Promise di inviare il Consolatore, cioè lo stesso Spirito che lo consacrò nel suo battesimo. E ciò successe a Pentecoste. Il Signore risorto ed esaltato, che completò la sua missione e salì in cielo, mandò lo Spirito Santo promesso ad inaugurare la Nuova Creazione.
La Pentecoste è una parte necessaria dell’Opera redentiva di Cristo. È l’inaugurazione ufficiale della Nuova Creazione. Questo è tutto ciò che riguarda questi strani segni. Senza Pentecoste, l’Opera di Cristo sarebbe stata incompleta. Senza Pentecoste, il Vangelo non sarebbe uscito tra le nazioni e saremmo ancora nelle tenebre.
A causa della Pentecoste, tuttavia, lo Spirito Santo continua a fare discepoli in tutto il mondo! Siamo «un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiamo le virtù di colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa». Siamo come pietre viventi che compongono un edificio abitato dallo Spirito Santo.
Ecco perché andiamo nel mondo e facciamo missioni! Il motivo per cui facciamo missioni è perché qualcosa di grande è accaduto! Dio Padre ha mandato il Figlio nel mondo. E il Figlio, dopo aver compiuto l’opera che il Padre gli ha dato da fare, è asceso al cielo e ha inviato lo Spirito sulla sua chiesa, il quale a sua volta invia la chiesa in tutto il mondo.
Carissimi, non stiamo semplicemente vivendo di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno in un’epoca senza una trama. Infatti, viviamo in un’epoca in cui Cristo è già entrato nella storia e ha completato tutta l’opera di redenzione, ed è asceso al cielo. Stiamo vivendo alla luce del suo ritorno. Questo è un momento emozionante in cui essere vivi e, per grazia di Dio, portare il vangelo al mondo. Avendo ricevuto così tanto, è un enorme privilegio per noi partecipare alla semina di chiese dove ce ne sono poche. Possa il vento di Dio gonfiare le nostre vele affinché non ci stanchiamo mai di fare discepoli di tutte le nazioni!