Il Vangelo non è soltanto per il non credente

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Come ho spiegato nell’ultimo post, la storia di Giona tratta della compassione del Signore verso i malvagi: non solo i Niniviti, o i marinai pagani, ma soprattutto Giona : un uomo che ha bisogno della grazia di Dio e di riscoprire il Vangelo. Il Vangelo non è soltanto per il non credente, ma anche per il credente. Abbiamo bisogno di riscoprire il Vangelo sempre di più, e applicarlo alla nostra vita. E il Vangelo secondo Giona ci aiuta. Ci aiuta a vedere noi stessi in Giona. E ci porta a Colui che Giona prefigura, il Signore Gesù Cristo. 

La Redenzione di Giona 

Capitolo 2, versetto 1 ci dice, “Il Signore fece venire un gran pesce per inghiottire Giona. Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti”. È importante capire che il pesce non era la punizione di Giona, ma la sua redenzione, la sua salvezza. Stava affogando. Ricordate che i marinai presero Giona e lo gettarono in mare mentre era in atto una violenta tempesta. Possiamo immaginare come potesse essere terrificante. Immaginate le onde enormi e il vento impetuoso. 

Dobbiamo evitare la tentazione di preoccuparci di come è accaduto. Oppure se qualcun altro oltre Giona è mai sopravvissuto dopo esser stato inghiottito da un pesce, ciò è del tutto irrilevante per la storia. Ci sono state storie del genere: la maggior parte di loro sono probabilmente poco più di leggende metropolitane. Forse qualcuno è sopravvissuto dopo essere stato inghiottito da una balena o da un altro grosso pesce. Questo davvero non importa. 

Il punto è che si tratta di qualcosa di soprannaturale! Questo non è qualcosa che accade normalmente. Si suppone che la storia ci lasci stupefatti! Non saremmo smarriti e stupiti se Giona si fosse aggrappato a un pezzo galleggiante di legno fino a raggiungere la riva in modo sicuro. Questo, d'altra parte, è incredibile. Solo il Dio che ha creato i cieli, la terra, il mare e che li governa continuamente in ogni momento potrebbe far sì che una cosa del genere accada. È come credere nella risurrezione di Cristo! Come dicono le Scritture, “Nulla è impossibile a Dio.” 

Dio ha mandato il pesce per salvare Giona. Dio non si arrende col Suo profeta. Se Dio avesse voluto abbandonare Giona, avrebbe dovuto lasciarlo affogare. Dio avrebbe potuto farlo molto facilmente. Non aveva bisogno di Giona. Egli avrebbe potuto usare un altro profeta, uno che sarebbe stato più fedele, e con più compassione per altri. Ma Dio stava portando avanti un’opera nel cuore di Giona. Vedete, la storia non riguarda tanto i Niniviti quanto Giona. Giona aveva bisogno di essere salvato, non solo dall’affogare, ma dalla durezza del proprio cuore. 

E tutti abbiamo bisogno di esser salvati dalla stessa cosa. Siamo tutti come Giona in questo modo. “Tutti in un modo o nell’altro abbiamo il cervello terribilmente bacato e un serio bisogno di riparazioni”. Il problema di Giona era l’ipocrisia, riteneva di essere giusto, e mancava di misericordia. Per questo guardava le persone come i Niniviti dall’alto in basso. Credendo che gli altri fossero meno giusti di lui, li guardava dall’alto in basso. Piuttosto che trovare la sua identità e autostima nella grazia del Signore, l’ha trovata nel suo moralismo. Era orgoglioso del fatto che egli era un Israelita e non un Gentile pagano. 

Dal punto di vista di Dio, questo ha reso Giona l’uomo perfetto per la missione a Ninive. Dio deliberatamente ha portato Giona in questa situazione per compiere un’opera di grazia nel suo cuore. Perché Dio ci ama, ci santifica, anche se non vediamo il nostro grande bisogno di santificazione. Dio non abbandona Giona, ed egli non abbandona neanche te.

Forse sei come Giona. Forse hai problemi perché ti ritieni giusto. Forse hai mancanza di compassione verso altri. Forse tendi a basare la tua identità e la tua autostima su quanto duramente lavori, o su come sei moralmente giusto, o su quanto tu sia una persona buona. Quindi, naturalmente, tu guardi dall’alto verso il basso quelli che a te sembrano pigri, o immorali. 

Quando facciamo così, iniziamo a giudicare gli altri nei nostri cuori. Noi giudichiamo le loro decisioni. Noi giudichiamo le loro motivazioni. Ci sentiamo superiori a loro. Perdiamo di vista la grazia di Dio nella nostra vita. 

Se sei come Giona, ci sono buone notizie per te. Dio ha promesso di santificarti, e di compiere un’opera di grazia in te. Egli non si arrende mai verso coloro che gli appartengono. A volte, Dio potrebbe lasciarti fuggire da Lui, almeno un per po’. Se induriamo il nostro cuore contro la sua Parola, egli ci può permettere di rimanere nella nostra durezza per un certo periodo. Egli può permettere che il tuo cuore vaghi in un paese lontano per un po’. 

Ma alla fine, per l’amore che nutre per te, egli verrà a te. Egli compirà un’opera di grazia nel tuo cuore, anche se Dio ti deve spingere in una tempesta, non per punirti, ma perché ti ama e ha promesso di guidarti fino alla fine.

Il Ravvedimento di Giona 

Nel ventre del pesce, Giona si rende conto che è stato salvato da Dio. In qualche modo, c'è sufficiente aria nel pesce affinché egli respiri. Stava per morire nelle profondità del Mediterraneo, ma improvvisamente si trovò al sicuro nella pancia di un pesce. Possiamo solo immaginare quanto scomodo doveva essere, e quanto maleodorante doveva essere quel luogo. Ma lì, nella quiete, Giona è abbassato fino a terra e comincia a pregare. 

Notate la differenza tra la sua falsa pace nel capitolo 1 quando dormiva nel ventre della nave, e la vera pace che ha sperimentato nel ventre del pesce. Vedete la differenza? Nella nave, Giona si trovava nella sua ribellione contro il Signore. Ma Dio ha preso Giona dalla pancia della nave e lo ha posto nella pancia del mare. Poi Dio ha salvato Giona dalla pancia del mare ponendolo nella pancia di un pesce. Giona trova la vera pace. Lui si accorge che Dio lo ha salvato. 

Comincia a pentirsi, a comincia di ringraziare. 2:2-3: “Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, il suo Dio, e disse: «Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce»”.

La frase “soggiorno dei morti” è la parola “Sheol” in ebraico. Sheol è una parola usata, in particolare nei salmi, come metafora per la morte e la tomba. Giona la usa qui per descrivere la sua disperazione completa rispetto alla vita, quando stava affogando nell’acqua. È stato gettato nel regno della morte, e da lì gridò al Signore, e il Signore ascoltò la sua voce. 

2:4-5: “Tu mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto. Io dicevo: «Sono cacciato lontano dal tuo sguardo! Come potrei vedere ancora il tuo tempio santo?»”

Giona si rende conto che era il Signore che lo aveva gettato nelle profondità. I marinai erano semplicemente i mezzi e le cause secondarie che Dio ha usato. E ora, nella quiete della pancia del pesce, Giona sentì il suo fallimento spirituale. Non c’è voluto molto: solo una violenta tempesta, un annegamento mancato per poco, ed essere inghiottito da un pesce!

Il Signore è pieno di sorprese quando si tratta della nostra santificazione! Quando prego Dio di santificarmi, di solito ho una mia idea di come Dio possa farlo. M’immagino che la mia santificazione passi attraverso un percorso facilissimo. Continuerò a crescere nella grazia senza problemi. So che ci saranno prove. Ma ho già in mente quali potranno essere quelle prove. Io cerco di preparare la mia mente per il processo, in modo da essere pronto quando succede. Un giorno, forse, avrò una malattia, o accadrà una grande tragedia. Ma nel frattempo, continuerò a crescere nella grazia senza problemi. 

Ma poi Dio manda un evento che non mi aspettavo. Egli manda qualcosa di sgradevole nella mia vita. Egli manda una persona difficile, perché il mio cuore manca di compassione e ho bisogno di imparare ad avere compassione verso gli immeritevoli. Oppure permette qualche conflitto nella nostra congregazione a Santee, perché vuole insegnarmi a essere un portatore di pace. Oppure Dio permette a qualcuno di farmi del male affinché possa imparare a perdonare, perché Egli mi ha perdonato.

Queste sono opportunità per applicare il Vangelo alla mia vita. Sono opportunità per me per crescere nella grazia. E così, ripetutamente, Dio mi manda a Ninive! Di solito non è quello che mi aspetto. Ma lo fa perché mi ama, e si è impegnato per la mia santificazione. 

Giona riconosce che Dio ha fatto questo. Non dà la colpa ai marinai o ai Niniviti per la sua situazione. È così facile per noi cercare qualcuno da incolpare quando le cose vanno male. Dimmi di chi è la colpa per la mia situazione, in modo che possa tenerlo responsabile ed essere arrabbiato. Sento la mia rabbia e quindi è giustificata; è una rabbia giusta. Così giustifico la mia giusta rabbia! E ho dimenticato che Dio è sovrano su tutto. 

Ma in questo momento, Giona pensa più chiaramente. Si ricorda che Dio è sovrano su tutto. Lui prega, 2:6-8: “Le acque mi hanno sommerso, l’abisso mi ha inghiottito; le alghe si sono attorcigliate alla mia testa. Sono sprofondato fino alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue sbarre su di me per sempre; ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio! Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo”.

C'è stata un’inversione di tendenza rispetto al capitolo 1. Pentimento significa girarsi, per tornare lungo il sentiero da cui siamo venuti. Pensate alla parabola del nostro Signore sul figlio prodigo. Quando lui rientrato in sé, tornò al suo padre. Giona fa lo stesso. Ma come il figlio prodigo, Giona aveva bisogno di vedere che era impotente. Aveva bisogno di vedere ancora una volta che dipendeva dalla grazia di Dio. Aveva bisogno di conoscere il suo fallimento spirituale. 

Spesso, non riconosco il mio fallimento spirituale. Non vedo il mio bisogno della grazia. Penso che sto facendo bene. Leggo la Bibbia. Vado in chiesa. Prego con la mia famiglia ogni giorno. Insegno ai miei figli il catechismo. Infatti, io sono un pastore! Certo sto bene spiritualmente! Ma spesso non vedo il mio gran bisogno per la Sua grazia e misericordia. Infatti, qualche volta, ho bisogno d’una Ninive, o una tempesta. Ecco come è andata per Giona. Nella quiete della pancia del pesce, si pente. 

Eppure, Dio ha ancora un grande lavoro da fare nel cuore di Giona. Il pentimento di Giona era ben lungi dall’ essere perfetto. Avete notato cosa manca? Non c’è confessione del suo peccato. E nessuna preghiera per coloro ai quali è stato inviato. Sì, egli è in grado di dire, “La salvezza viene dal Signore”. Ma il Signore sta ancora lavorando in Giona in modo che Giona possa capire meglio questa salvezza. Egli ha ancora molto lavoro da fare nel cuore di Giona. Lui ha ridotto al minimo il proprio peccato, mentre ingrandisce i peccati degli altri.

Questo è un grande problema per il popolo di Dio. C'è un grande pericolo spirituale per noi quando facciamo così. Vediamo i peccati degli altri, ma ignoriamo i nostri peccati. Diventiamo orgoliosi di noi stessi. Diventiamo orgoliosi del fatto che siamo credenti e non pagani. Diventiamo come i farisei, e costantemente riduciamo al minimo il nostro peccato, mentre ingrandiamo i peccati degli altri. Purtroppo, ci dimentichiamo che siamo stati salvati per grazia.

Mi ritrovo a fare così la domenica quando vado in chiesa! Quando guido verso la nostra chiesa ogni domenica mattina, vedo persone in biciletta sulla strada. Ci sono tanti ciclisti a San Diego. Mi ritrovo a pensare, “Cosa stanno facendo? Non sanno che è il Giorno del Signore?” O il mio vicino, a volte lavora con la sega di Domenica mattina! “Non lo sa che è domenica? Perché deve farlo oggi?” La risposta è no, non lo sa. Il suo cuore non è stato ancora cambiato. 

Ma io, io manco di compassione. Io sono come Giona. Voglio giudicare e condonnare. Io vedo gli altri nel modo in cui Giona vide gli abitanti di Ninive. Io vedo gli altri nel modo in cui i Farisei vedevano i pubblicani e le prostitute: senza compassione. Ho bisogno che il Vangelo compia un’opera nel mio cuore. Dimentico che la grazia di Dio è così sorprendente, che salva anche un peccatore come me!

Eppure, la grazia di Dio continua, anche per Giona. 

La Restaurazione di Giona

2:11: “Il Signore diede ordine al pesce, e il pesce vomitò Giona sulla terraferma”. Dio dà a Giona un’altra opportunità per servirlo. Giona non se lo merita, ma Dio gliela dà! Dio non abbandona Giona, ed egli non abbandona te. Egli ti darà opportunità dopo opportunità per servirlo. Egli ti darà opportunità dopo opportunità per imparare ad avere compassione per gli altri. Egli non rinuncia a coloro che gli appartengono.

E tu appartieni a lui a causa di Cristo, Colui che Giona ha prefigurato. Matthew 12.38-41 ci dice: “Allora alcuni scribi e farisei presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vedere da te un segno». Ma egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera chiede un segno; segno non le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. I Niniviti compariranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è più che Giona!»”

Gesù dice che Giona è un “tipo”, una figura che lo rappresenta. Proprio come Giona fu sepolto nel ventre di un pesce per tre giorni, cosi Gesù sarebbe stato sepolto in una tomba per tre giorni. Proprio come Giona è stato portato via dalla morte, così anche è accaduto a Gesù. Proprio come Giona predicò il pentimento di Ninive, così anche uno più grande di Giona è venuto a predicare il pentimento. Proprio come la predicazione di Giona è stata convalidata dalla miracolosa liberazione dalla morte, così anche la predicazione di Gesù è stata convalidata con la sua risurrezione. 

Giona, però, fu gettato nelle profondità del mare. Gesù, invece, volenterosamente è andato nelle profondità dell’inferno quando ha sofferto l’ira di Dio per noi sulla croce. Ora, Cristo ha calmato le acque dell’ira di Dio contro di voi.

Quando io guardo alla croce mirabile di Cristo, il mio cuore è confortato dalla sua grazia. A causa del Vangelo, la nostra identità e autostima non sono in noi stessi, ma in Cristo, Colui che è morto per i suoi nemici, incluso me. Io appartengo a Cristo, solo a causa della sua grazia, e non a causa di tutto ciò che ho meritato. 

Quando ricordo quello che Cristo ha fatto per me, posso avere compassione degli altri. A causa del Vangelo, non posso guidicare altri o guardare dall’alto verso il basso gli altri, perché io ricordo che la stessa grazia di loro hanno bisogno, ha salvato anche me. 

E quando ricordo la pazienza di Dio con me, un uomo come Giona, posso avere pazienza con altri. A causa del Vangelo, siamo liberi. 

~ Re. Michael Brown

Michael Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA). È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022).

© ligonier.org, © Chiesa Riformata Filadelfia

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