Perché Dio si diletta nell’usare dei falliti?

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Immaginate che l’Italia sia arrivata alla finale della Coppa del Mondo e dopo una partita completa più i tempi supplementari, il punteggio sia pari. Si deve passare ai calci di rigore. Naturalmente, ci si aspetta che l’allenatore italiano scelga i cinque calciatori migliori della squadra. Voi sapete che questa è una decisione cruciale, che potrebbe portare a vincere o a perdere il campionato del mondo. Ma poi l’allenatore fa l’impensabile: sceglie i cinque calciatori peggiori  della squadra. Potete immaginare la vostra reazione? Probabilmente gridereste: “Dici sul serio? Cosa ti passa per la testa?”

Qualcosa di simile sta accadendo nel libro di Giona. Dio aveva molti profeti buoni e fedeli che avrebbe potuto inviare alla città malvagia di Ninive, ma ha scelto uno dei peggiori. Ha scelto Giona, un uomo egoista e ipocrita che mancava di pietà per gli altri. Se non conoscessimo meglio Dio, potremmo essere tentati a dirgli: “Stai scherzando? Cosa ti èvenuto in mente?”

Ma Dio si diletta nell’usare dei falliti e dei perdenti per realizzare i suoi scopi, perché è interessato a ciò che sta operando nei suoi strumenti quanto lo è in ciò che sta facendo attraverso di loro. Si era impegnato a svolgere un’opera di grazia in Giona. Questa storia rivela la grazia incessante di Dio verso i ribelli.

La storia di Giona, in un certo senso, è la nostra storia. Tutti noi siamo come Giona fino a un certo punto, resistiamo alla volontà di Dio e siamo lenti ad apprezzare la sua compassione per i malvagi. Come Giona, siamo spesso riluttanti a obbedire al Signore. Siamo spesso riluttanti a credere che Lui sappia cosa sia meglio. Nella sua grazia incessante, vuole fare un’opera di grazia nei nostri cuori e rafforzare la nostra fede in Colui che ha portato la nostra vergogna e ci ama fino alla fine.

Il Profeta si Riprende

Confrontate l’inizio di questo capitolo con l’inizio del Capitolo 1. In entrambi i casi si legge, “La parola del Signore fu rivolta a Giona”. In entrambi i casi, Dio dice a Giona di predicare: “Alzati, va’a Ninive, la gran città e proclama loro quel che io ti comando”. La prima volta, però, Giona fuggì dal Signore. Prese una nave diretta a Tarsis, che era in direzione opposta rispetto a Ninive. Questa volta, però, obbedisce al Signore. Versetto 3 dice: “Giona parti e andò a Ninive, come il Signore aveva ordinato”. Giona riceve un’altra opportunità di essere obbediente al Signore. Dio gli dà una seconda possibilità, anche se non la meritava.

Qui vediamo la grazia e la misericordia di Dio verso il suo popolo, anche quando peccano. Il Signore non ha respinto Giona, anche se Giona lo meritava. Gli ha gentilmente offerto un’altra occasione di fare ciò che in precedenza non era riuscito a fare. Dio è molto più paziente con noi di quanto ci meritiamo. Non ci rinfaccia le nostre offese.

Noi, invece, di solito non trattiamo gli altri allo stesso modo. Quando la gente ci delude, tendiamo a rinfacciargli i loro torti e a provare rancore. Se nostri dipendenti ci deludono, li licenziamo. Se i nostri parenti e familiari ci deludono, ci arrabbiamo e gridiamo contro di loro, o gli voltiamo le spalle con freddezza. Se un fratello o una sorella nella Chiesa ci ha fatto del male, lo evitiamo. Così spesso, le nostre relazioni diventano amare perché serbiamo rancori. Pensiamo, “Tu mi hai fatto male, cosi ora non voglio più avere niente a che fare con te”. Tendiamo a  penalizzare gli altri per i loro peccati. 

È così che funzionano le cose nel mondo dove la gente ti penalizza per i tuoi peccati e ti serba rancore. Ma Dio è diverso. Dio non ti penalizza per i tuoi peccati perché ha già penalizzato suo Figlio! Ecco perché può essere misericordioso verso di te.

È per questo che poté essere gentile verso Giona. Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata (Romani 5:20). Può darci fastidio il fatto che Giona non ha ancora confessato il suo peccato a Dio. Non ha ancora riconosciuto il suo torto. Il suo pentimento non è perfetto. Eppure Dio mostra ancora grazia a questo ribelle. La grazia di Dio èdavvero sorprendente. Ci accoglie sempre quando torniamo a lui. Gesù dice: “colui che viene a me, non lo caccerò  fuori” (Giovanni 6.37).

Per grazia di Dio, il profeta si riprende. Dio non ha rinunciato a Giona. Si è impegnato verso Giona e la sua santificazione. E si impegna verso di voi e la vostra santificazione!

I Pagani si Ravvedono 

Ninive era probabilmente l’ultimo posto sulla terra in cui ci si aspetterebbe di trovare un ravvedimento dei pagani. Ai tempi di Giona, Ninive era, come ci dice il versetto tre, una città di dimensioni enormi. Era “una grande città davanti a Dio”, “ci volevano tre giorni di cammino per attraversarla”. Era grande in termini di dimensioni, potenza e prestigio. Era la capitale dell’impero Assiro. Ciò che Roma era nel primo secolo dopo Cristo, Ninive lo era nell’ottavo secolo avanti Cristo.

Avvicinandosi alla città,  Giona vide probabilmente le torri e i templi che punteggiavano l’orizzonte. Probabilmente non aveva mai visto un conglomerato urbano così esteso e popolato. Dev’essere stato uno spettacolo impressionante. Ma Giona sapeva anche che la grandezza della città era arrivata ad un prezzo crudele. Era stata costruita in gran parte dalla fatica degli schiavi che erano stati spietatamente presi dalle loro terre. I re Assiri non cercavano nemmeno di giustificare questo comportamento. Anzi, ne erano orgogliosi. Volevano provocare terrore in tutto il mondo. Avevano intenzionalmente progettato Ninive come simbolo mondiale della grandezza dell’Assiria.

Infatti, molti re Assiri annotavano il trattamento brutale delle nazioni straniere proprio per mantenere viva la leggenda. Per esempio, c’era il re Assurnasirpal II. In un suo scritto che risale a circa 100 anni prima del periodo di Giona si legge:

“Ho provocato un grande massacro. Ho distrutto, ho demolito, ho bruciato. Ho preso prigionieri i loro guerrieri e li ho impalati di fronte alla loro città... Molti prigionieri ho bruciato in un incendio. Molti li ho presi vivi; ad alcuni ho tagliato le mani, ad altri ho tagliato il naso, le orecchie e le dita; Ho cavato gli occhi di molti soldati. Ho bruciato i loro figli e le loro figlie”.

Segue una lunga descrizione di come aveva scuoiati vivi molti prigionieri e aveva usato molte delle pelli come drappeggi sulle pareti di Ninive. "Così ho sempre stabilito la mia vittoria e forza sulla terra”.

Queste sono le persone a cui Dio mandò Giona. Forse possiamo comprendere un po’ la sua riluttanza ad andare, e il suo disprezzo per gli Assiri. Non credeva che Dio dovesse mostrare loro misericordia. Il suo atteggiamento era: “Se vuoi mostrargli misericordia, Signore, sono fatti tuoi, ma non immischiarmi!” Il Signore ha risposto: “No, Giona, tu sei il mio profeta. Quindi, i fatti miei sono fatti tuoi. E poi, non ho forse mostrato misericordia verso di te?”

Allora Giona va a Ninive, ma predica solo il giudizio e l'ira. È tutto legge e niente Vangelo: 3:4: “Giona cominciò a inoltrarsi nella città per una giornata di cammino e proclamava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!» Non dice loro di pentirsi. Non parla della grazia del Signore, non dice che c’è una via di uscita. Nasconde la misericordia di Dio dagli abitanti di Ninive. Non dice loro che Dio è in realtà più disposto a perdonare i peccatori di quanto noi siamo disposti a peccare. Come la maggior parte di noi, Giona era felice di ricevere la misericordia di Dio, ma era riluttante a estendere tale misericordia verso gli altri.

Probabilmente stava pensando: “40 giorni e questi Niniviti se ne saranno andati! Questo posto saràun cratere, e i timori di Israele saranno finiti”. Ma poi l’inimmaginabile è accaduto. 3:5 dice: “I Niniviti credettero a Dio, proclamarono un digiuno e si vestirono di sacchi, tutti, dal più grande al più piccolo”. La Parola aveva operato. La gente credette a Dio, dice il testo.

“E poiché la notizia era giunta al re di Ninive, questi si alzò dal trono, si tolse il mantello di dosso, si coprì di sacco e si mise seduto sulla cenere. Poi,per decreto del re e dei suoi grandi, fu reso noto in Ninive un ordine di questo tipo: «Uomini e animali, armenti e greggi, non assaggino nulla; non vadano al pascolo e non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e gridino a Dio con forza; ognuno si converta dalla sua malvagità a dalla violenza compiuta dalle sue mani»”. (3:6-9)

Pentirsi vuol dire ravvedersi della propria via malvagia e rivolgersi al Signore in obbedienza. Il re di Ninive non era alla ricerca di qualcuno da incolpare. Non diceva: "È tutta colpa tua". Invece, lui e gli abitanti di Ninive dicevano: "È tutta colpa nostra". Non erano più superbi. Erano umili. Era una dimostrazione di vero pentimento. Senza di essa, si continuerà solo a diventare più amari, più adirati e meno disposti a riconoscere il proprio peccato. Il re continua: “Forse Dio si ricrederà, si pentirà e spegnerà la sua ira ardente, cosi che noi non periamo”.

“Forse Dio”. Dobbiamo ricordare queste due parole, non è vero? Dobbiamo ricordare queste due parole quando preghiamo per la salvezza dei non credenti. Spesso, guardiamo il mondo e la salvezza sembra impossibile. Guardiamo una grande città come Milano e pensiamo, "La gente è così peccaminosa, così materialista, così egoista, è impossibile che venga a Cristo". Oppure, guardiamo il mondo musulmano, che si perde nelle tenebre spirituali e pensiamo, "impossibile". Oppure, vediamo il nostro amico o un parente che èstato un non credente per cosìtanto tempo che sembra che non crederàmai. Con l'uomo, è impossibile. Ma non con Dio.

C'è una donna cristiana nella nostra vecchia chiesa di San Diego di nome Gloria. Lei ha circa 70 anni. È una donna pia e un membro molto attivo della chiesa, dedita al culto e alla preghiera. È gioiosa e ama la Parola di Dio. È credente da solo circa 9 anni. Il marito è un cristiano da circa 50 anni. Anche lui è molto attivo nella chiesa e presente a ogni riunione. Per circa 30 anni, lui ha pregato per la salvezza di sua moglie. Ha continuato a essere un membro della nostra chiesa per molti anni quando la moglie era ancora non credente. Pregava sempre per lei ai nostri incontri di preghiera e chiedeva ad altri di pregare per lei. Ammetto che probabilmente abbiamo dubitato che lei diventasse mai cristiana. Non eramai venuta in chiesa néaveva dimostrato alcun interesse per la fede. Ma poi un giorno èvenuta! Ha sentito il Vangelo e Dio ha cominciato a lavorare nel suo cuore. L'inimmaginabile è accaduto. E’venuta alla fede ed è maturata nella fede. “Forse Dio”. Dobbiamo ricordare queste due parole, non è vero?

Il compito di Giona era di andare a predicare. Il resto spetta allo Spirito Santo. Ma il fatto che Giona èstato inviato a una cittàsenza Dio e perversa rivela la misericordia di Dio. Mostra che la capacità di perdonare di Dio è ancora più grande della nostra capacità di peccare.

Non dovremmo essere sorpresi quando le persone malvagie arrivano alla fede in Cristo. Il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza, come Paolo dice in Romani 1:16. Pensateci per un attimo: è la potenza di Dio! Lo stesso Dio che ha creato la tempesta e ha messo il pesce nel posto giusto al momento giusto, stava ora cambiando i cuori di un popolo malvagio. Lo stesso Dio che ha messo i cieli e la terra in esistenza con la sua semplice parola èal lavoro ogni volta che il Vangelo si sparge.

Bisogna avere fiducia nell’opera della Parola! In ultima analisi, tutti i posti come Ninive appartengono al Signore. Tutta la terra appartiene al Signore! Gesù disse: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”. Quando le persone diventano discepoli di Cristo, Cristo rivendica semplicemente ciò che appartiene già a lui!

La missione della Chiesa è fare discepoli tutti i popoli. Dobbiamo evitare l’atteggiamento di Giona, pensando: "Beh, qualcun altro può farlo". Abbiamo una buona notizia da consegnare! Abbiamo una notizia di gran lunga migliore per aiutare un mondo inquieto di tutte le promesse e le proposte di qualunque candidato o partito politico nel mondo.

Solo questa buona notizia puòportare le persone al pentimento. E non dovremmo essere sorpresi quando vediamo che succede. Dovrebbe sorprenderci nonla misericordia di Dio verso Ninive, ma la sua pazienza e gentilezza vero il profeta ipocrita, Giona. Dio ha risparmiato una città malvagia, violenta e arrogante portandola al pentimento. E ha usato un fallito per portarle il suo messaggio!

Dio si Ricrede 

Dio rinunciò alla distruzione che Ninive meritava. 3:10: “Dio vide ciò che facevano, vide che si convertivano dalla loro malvagità e si penti del male che aveva minacciato di fare loro; e non lo fece”.

Allo stesso modo, ha rinunciato alla distruzione che io e voi meritiamo a causa del nostro peccato. La misericordia di Dio verso Ninive è un’immagine della sua misericordia verso di noi in Cristo. Dio ha rinunciato a riversare la sua ira e il suo giudizio contro di noi, perchéli ha riversati su suo Figlio, che ha sofferto al posto nostro. Come Giona, Gesù era un profeta inviato da Dio. Ma non èstato inviato solo a predicare ai peccatori malvagi, ma anche a morire per loro. Andò alla croce al posto nostro. Ha pagato per i nostri peccati ed èstato risuscitato dai morti per il nostro bene. Dio ci accetta in lui!

E ora, Dio si compiace di usare te per raggiungere anche gli altri. Tuttavia, è molto più interessato a te che a quello che tu puoi realizzare. Se il salvataggio di Ninive fosse stata l'unica cosa che interessava a Dio, avrebbe potuto scartare Giona e utilizzare un profeta più affidabile. Sapeva che Giona sarebbe fuggito, e lo ha inseguito non perché avesse bisogno di Giona, ma perché Giona aveva bisogno di Dio, e Dio si era impegnato verso Giona e la sua santificazione.

E Dio si èimpegnato verso di te e verso di me. Come Giona, siamo molto peggiori di quanto pensiamo di essere, ma in Cristo, siamo di gran lunga piùamati e accettati di quanto abbiamo mai potuto immaginare. E serviamo un Dio la cui capacità di perdonare è maggiore della nostra capacità di peccare.

 

Michael Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA). È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022).

© ligonier.org, © Chiesa Riformata Filadelfia

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