Sei come Giona?

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Immagino che per molti di noi la breve storia di Giona e della balena sia molto familiare. Probabilmente l’abbiamo sentita quando eravamo bambini, una storia così familiare fin dall'infanzia che potremmo tendere a considerarla una storia per bambini senza vederne la profondità. La storia di Giona e della balena sembra far parte della nostra memoria come una favola o un racconto morale per bambini.

Ma quale è il significa di questa storia? Perché appare nella Scrittura? Qual è il suo messaggio? pur incredibile che sia, Il punto fondamentale della storia, non è che il pesce inghiottì Giona e lo tenne in ventre per tre giorni. La storia di Giona narra della compassione del Signore verso i malvagi: non solo i Niniviti, o i marinai pagani, ma soprattutto verso Giona. 

Giona ha bisogno della grazia di Dio, non perché sia un non credente, ma perché sta cercando di salvare se stesso fuggendo da Dio e resistendo alla sua volontà. Questa piccola storia rivela il cuore di Dio e la Sua grazia inarrestabile. Rivela anche l’impegno di Dio verso il Suo popolo, anche quando essi fuggono da Lui. Giona è un uomo che vuole obbedire a se stesso invece che a Dio, ed è lento ad apprezzare la compassione e la misericordia di Dio verso i peccatori. È un uomo che ha bisogno della grazia di Dio. Ha bisogno di riscoprire il Vangelo.

La storia di Giona, in un certo senso, è la nostra storia, non solo una volta nella vita, ma ripetutamente. Tutti noi siamo come Giona in un certo senso, resistendo la volontà di Dio, e. siamo lenti ad apprezzare la sua compassione per i malvagi. Come Giona, siamo spesso riluttanti a obbedire al Signore. Siamo spesso riluttanti a credere che Lui sa cosa è meglio. Siamo come le persone descritte da Herman Melville nel suo epico Moby Dick: “...presbiteriani e pagani , perché tutti in un modo o nell’altro abbiamo il cervello terribilmente bacato e un serio bisogno di riparazioni.” 

Chi era Giona?

Giona era un profeta di Dio. Non era un personaggio mitico. Il suo nome appare per la prima volta in 2 Re:14. Era un profeta del Signore durante il regno del re malvagio Geroboamo II, nel VIII secolo AC. Anche Gesù disse che Giona fu un personaggio storico. I profeti sono stati chiamati e incaricati da Dio per portare la sua Parola al suo popolo. Rappresentavano Dio alla gente attraverso la Parola che Dio dichiarava loro direttamente. Come leggiamo in 1:1-2:“La parola del SIGNORE fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: ‘Alzati, va’ a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me.’” 

Ma perché Ninive? Di solito, la missione dei profeti era quella di profetizzare per o contro il popolo di Dio. Perché fu inviato a una nazione straniera? È importante capire che Dio voleva che Israele fosse una luce per le nazioni. Dio aveva promesso ad Abramo: “in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen 12.3). I profeti hanno parlato d’un giorno in cui le nazioni sarebbero venute a Sion per imparare le vie del Signore. Isaia dice: “Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie e noi cammineremo per i suoi sentieri” (Isa 2.3). Questa promessa, ovviamente, è stata infine compiuta in Cristo, e con la diffusione del Suo Vangelo tra le nazioni. 

Ma Israele doveva essere una luce per le nazioni anche durante il periodo del vecchio patto. E se Dio voleva salvare Nineve, poteva farlo. Questa storia ha prefigurato la diffusione del Vangelo tra le nazioni nei giorni degli apostoli. 

Eppure, sembrava una missione suicida. Ninive era una città malvagia. Era la capitale dell’Assiria, che si trova in quello che oggi è l’Iraq. Era una città enorme, di almeno 80 kilometri di diametro, ed era la capitale di un impero pagano rinomato per la sua brutalità e crudeltà in guerra. Il mondo intero viveva nel terrore di una loro invasione. Scorticavano vivi i nemici o li mutilavano, tagliandogli le mani o le labbra o cavandogli gli occhi. Erano brutali! Gli archeologi hanno scoperto molto sugli Assiri.

Gli Israeliti erano terrorizzati dagli Assiri. E quelle erano le persone a cui Dio comandò Giona di andare. Oggi, sarrebbe come andare a predicare il Vangelo al ISIS, anzi, peggio. Eppure, come la storia ci racconta, quel timore non era forte quanto l'odio che spinse Giona a disubbidire al comando di Dio. Giona sapeva che se avesse predicato a Ninive, il Signore avrebbe potuto dimostrare misericordia, e non pensava che gli abitanti di Ninive lo meritassero. Giona voleva decidere per se stesso chi doveva ricevere la misericordia del Signore. Perché un popolo malvagio come questo doveva sfuggire alla giustizia? 

Un profeta in fuga

E così, Giona fuggi dal Signore. 1:3:“Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del SIGNORE. Scese a Iafo, dove trovò una nave diretta a Tarsis e, pagato il prezzo del suo viaggio, si imbarcò per andare con loro a Tarsis, lontano dalla presenza del SIGNORE.” Tarsis era nella direzione opposta. Era a ovest, probabilmente in quella che oggi è la Spagna. 

Perché Giona fuggì da Dio? Secondo Giona, il Signore non avrebbe dovuto dimostrare grazia e misericordia a Ninive. Secondo Giona, Dio avrebbe potuto dimostrare grazia ad Israele, anche quando non lo meritavano. Ma a Ninive? Era troppo, almeno secondo lui. Il Signore non agiva come Giona pensava che dovesse agire. Non gli piaceva quello che Dio gli aveva comandato di fare. Così scelse un percorso diverso. 

È qui che possiamo riconoscerci in Giona. Non siamo profeti come lui, ma la Parola del Signore è venuta anche a noi, non è vero? Dio ci ha detto chiaramente ciò che vuole da noi, ma spesso non ci piace quello che dice, perché i suoi comandi sono a volte in conflitto con i nostri desideri. Il fatto è che non siamo sempre d'accordo con Dio su ciò che è meglio. 

Evitiamo di fare qualcosa che ci chiama a fare, perché ci fa sentire a disagio o minaccia la nostra ricerca di felicità personale. O ci ostiniamo in un particolare peccato, perché crediamo che ci porterà libertà, anche quando Dio ha detto chiaramente il contrario. E ci troviamo a fuggire da Dio. Fuggire da Dio significa resistere al suo volere. Significa insistere sul fatto che il nostro modo di fare è meglio della via di Dio.

Stai fuggendo da Dio? Stai resistendo alla sua volontà che ha chiaramente espresso nella sua Parola? Forse ti trovi in una relazione immorale, e sai che è sbagliato. Ma hai paura di smettere. Preferisci la tua felicità alla tua obbedienza al Signore. O forse sei tentato a rinunciare al tuo matrimonio. Sai quello che Dio ti dice nella sua Parola. Ma la vita è diventata così difficile. Sei così stanco della frustrazione e delusione. Sei tentato a fuggire da Dio. O forse ti trovi in conflitto con un amico, o un fratello o sorella nella chiesa. Ti hanno deluso, forse ti hanno anche fatto del male. Sai cosa dice la Parola di Dio. Sai che devi perdonare e amare quella persona. Ma, in tutta sincerità, non vuoi farlo. 

Tutti noi ci troviamo in situazioni come queste, situazioni in cui vogliamo fuggire dalla Parola di Dio. Ma, in realtà, è un tentativo di salvare noi stessi. Come Giona, diciamo, “Posso essere libero di fare le cose a modo MIO. Il MIO modo di navigare questa particolare situazione è migliore di quello di Dio.” È quello che Giona cercò di fare. Ma, come per Giona, non è la nostra situazione a renderci frustrati, è Dio, perché non ci ha dato quello che volevamo. “In un modo o nell’altro abbiamo il cervello terribilmente bacato.”

Una pace falsa

Quando fuggiamo da Dio, è possibile di trovare un pò di pace temporanea. Ma è una pace falsa. Guarda dov’è Giona durante la tempesta. È in pace in mezzo alla sua ribellione. 1:4-5:“Il SIGNORE scatenò un gran vento sul mare, a vi fu sul mare una tempesta cosi forte che la nave era sul punto di sfasciarsi. I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente.” 

Giona provava tanta pace in quel momento, resistendo alla volontà di Dio. Dormiva come un bambino. Nel momento stesso in cui fuggiva da Dio, si sentiva libero. Ma non era una pace vera. Era una pace falsa. Il fatto di provare pace o un senso di libertà riguardo a qualcosa non significa che quello che stiamo facendo è giusto. Lo standard determinante è la Parola di Dio, non i nostri sentimenti di pace e di libertà.

Non sempre sentiamo pace nel cuore quando obbediamo alla Parola di Dio. A volte proviamo grandi difficoltà. Ricordate che Gesù a volte provò agonia quando obbedì al Padre. Abbandonandosi alla volontà di Dio, disse, “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta.” Luca ci dice, “Ed essendo in agonia, egli pregava ancor piu intensamente; e il Suo sodere diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Luca 22.44). 

Al contrario, Giona aveva pace quando fuggì da Dio, ma era una pace falsa. Era una pace che ignorava la verità. Giona scende nel cuore della nave. I suoi movimenti fisici corrispondono al suo cammino spirituale. Si isola e diventa ignaro dei bisogni degli altri. È ciò che accade quando fuggiamo da Dio. Fuggire da Dio non può portare mai la vera pace. Giona fu finalmente condotto alla realtà, al ponte di una nave in un mare in tempesta. Invece di rendere liberi, fuggire da Dio porta solo a una maggiore schiavitù. 

1:6-7: “Il capitano gli si avvicinò e gli disse: ‘Che fai qui? Dormi? Alzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo’. Poi si dissero l’un l’altro: ‘Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia’. Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona.” 

Eppure, Dio non rinuncia a noi.

Un inseguimento fedele 

Nella sua grazia incessante, Dio persegue i ribelli che gli appartengono. Possiamo correre e correre e correre, ma alla fine saremo fermati. Ci troveremo in una tempesta, e la sorte cadrà su di noi. Dio lo fa non perché odia Giona, ma perché lo ama. Se avesse voluto, avrebbe potuto lasciare che la nave fosse distrutta. Giona sarebbe morto. Sarebbe stato giusto.

Dio non ha bisogno che Giona vada a Ninive. Ha tutte le risorse di cui ha bisogno. Avrebbe potuto inviare un profeta diverso. Ma mandò Giona perché voleva fare un’opera di grazia nel cuore di Giona. E mandò la tempesta perché ama troppo Giona per permettergli di fuggire per sempre. Quando Dio si impegna verso qualcuno, non lo molla. 

Giona riconosce che non può più continuare a fingere. I marinai vogliono sapere chi è. 1:8: “Spiegaci dunque per causa di chi ci capita questa disgrazia! Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?” 

Giona risponde, “Sono Ebreo e temo il SIGNORE, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma.” “Temo il Signore?” Beh, non proprio. Cioe, se Giona davvero temuto il Signore, gli avrebbe obbedito! Le sue parole rivelano che è un uomo orgoglioso e ipocrita. Vede grandi peccati negli altri, ma solo piccoli peccati in se stesso. 

Non si ravvede. Non prega per i marinai. Il suo cuore é duro. Avrebbe preferito morire piuttosto che andare a Ninive! 1:12: “Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia.” 

I marinai esitano a farlo. È una scena incredibile! In questo momento, i marinai temono il Signore più di Giona. I pagani invocano il Signore per ottenere la Sua misericordia, e la ricevono. 1:15-16: “Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò. Allora quegli uomini furono presi da un grande timore del SIGNORE; offrirono un sacrifico al SIGNORE e fecero dei voti.” 

I pagani si pentirono e ricevettero la misericordia di Dio. Il profeta, d’altra parte, iniziò ad affogare. Non poteva salvarsi fuggendo da Dio. Si trovava in acque profonde. Dio doveva portare Giona a riconoscere il suo bisogno di misericordia. Giona aveva bisogno di essere salvato. E la salvezza viene dal Signore. 

La salvezza viene dal Signore che è venuto a cercare e salvare i perduti. La salvezza viene dal Signore che sgridò il vento e disse al mare, “Taci, càlmati!” E il vento cessò e si fece gran bonaccia. La salvezza viene dal Signore che ci ha amati e ha dato se stesso per noi. La salvezza viene dal Signore Gesù Cristo. 

Ecco, qui c’è più che Giona

Come Giona, Gesù fu mandato da Dio a compiere una missione. Ma a differenza di Giona, Gesù fu obbediente alla volontà di Dio, “obbediente fino alla morte, e alla morte di croce” (Fil 3.7). Gesù fu mandato a Gerusalemme per portare i nostri peccati e affrontare l'ira di Dio. Non fuggì da Dio. Non fuggì nella direzione opposta. Invece, andò alla croce volentieri. L’ha fatto per noi. 2 Corinzi 5.21:“Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinchè noi diventassimo giustizia di Dio in lui.” 

Ma il Suo Vangelo non è solo per la nostra giustificazione, è anche per la nostra santificazione. “In un modo o nell’altro abbiamo [ancora] il cervello terribilmente bacato e un serio bisogno di riparazioni” E il nostro gentile Signore continua a riparare il nostro cervello con il Suo Vangelo. Ogni tempesta che attraversiamo in questa vita è un’opportunità di applicare il Vangelo ai nostri cuori. 

Stai fuggendo da Dio? Stai resistendo alla sua volontà che egli ha chiaramente espresso nella sua Parola? Caro Cristiano, tu puoi fidarti del tuo Salvatore. Non hai bisogno di fuggire da Lui. Il tuo Salvatore sa cosa è meglio. E nessuno ti ama tanto quanto Lui. Riponete su di lui la vostra fiducia e seguitelo con tutto il cuore senza paura. 

Michael Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA). È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022).

© ligonier.org, © Chiesa Riformata Filadelfia

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