Come il Vangelo può mutare il nostro malcontento in gratitudine.

L’ingratitudine è una brutta cosa. Le persone ingrate non riconoscono o non apprezzano ciò che gli altri fanno per loro. Tendono ad essere negative e critiche, trovando costantemente difetti negli altri. Tendono ad essere pessimiste che vedono il peggio in ogni cosa. Soprattutto, le persone ingrate tendono a mormorare e lamentarsi di tutto ciò che è sbagliato della loro vita invece di celebrare ed essere grate per tutto ciò che è buono e giusto.

Se hai letto l’Antico Testamento, sai che questo comportamento peccaminoso era caratteristico di Israele, soprattutto durante il loro viaggio attraverso il deserto. Era un’espressione di ingratitudine verso Dio per la sua bontà e misericordia. Però, la storia d’Israele, in un certo senso, è la nostra storia. Tutti noi siamo come gli Israeliti in un certo senso, pronti a mormorare di tutto ciò che è sbagliato della nostra vita, e lenti ad apprezzare la bontà e la misericordia di Dio.

La protesta di Israele
Ecco il peccato d’Israele mentre erano nel deserto di Sin, tra Elim e Sinai: Esodo 16:2 afferma: «Tutta la comunità dei figli d’Israele mormorò contro Mosè e contro Aaronne nel deserto». Loro dissero: «Fossimo pur morti per mano del Signore nel paese d’Egitto, quando sedevamo intorno a pentole piene di carne e mangiavamo pane a sazietà! Voi ci avete condotti in questo deserto perché tutta questa assemblea morisse di fame!» Non è questo ciò che fa sempre il mormorio? Mormorare distorce la visione e la memoria. Spesso, quando mormoriamo, immaginiamo il passato come un periodo tranquillo, come se non ci fossero quasi problemi. Come gli Israeliti, spesso i nostri cuori sono ingrati e ciechi alla misericordia e alla grazia di Dio nel presente. Ci lamentiamo del nostro lavoro, delle nostre case, dei nostri coniugi, dei nostri figli e della nostra chiesa.

In realtà, i mormorii e i brontolamenti sono una manifestazione di ingratitudine e di frustrazione verso Dio. Ognuno di noi sa cosa vuol dire essere irritato dalle circostanze quando le cose non vanno come abbiamo programmato. La vita in un mondo caduto nel peccato è piena di delusioni e di insoddisfazioni. Dio vuole che portiamo a lui le nostre lagnanze e frustrazioni, come fa il salmista. Vuole che gli rivolgiamo le nostre suppliche e richieste con ringraziamento.

Spesso, però, facciamo il contrario. Ci ritroviamo a lamentarci più che a pregare Dio. La fede prega e porta a Dio i nostri lamenti. Il peccato, tuttavia, mormora agli altri, crea divisione e rafforza il malcontento. Quando tutto il nostro atteggiamento diventa un mormorio, una lamentela e una disputa, in effetti siamo delusi e insoddisfatti di Dio, non delle nostre circostanze. Pensiamo: “Se fossi Dio, avrei pianificato questa cosa in modo diverso!” Dimentichiamo il fatto che Dio ci ha trattato molto meglio di quanto meritiamo. Noi meritiamo solo la sua ira e il giudizio, e invece ci ha mostrato grazia. 

Il provvedimento del Signore
Vediamo che il Signore è sempre pieno di bontà e ricco in misericordia. Anche se gli israeliti mormoravano contro Mosè ed erano ingrati, Dio soddisfaceva comunque il loro bisogno. Quattro volte in Esodo 16, il brano menziona che il Signore ha udito i loro mormorii: v.7, v.8, v.9 e v.12. Dopo tutto quelle lamentele, forse possiamo aspettarci che il Signore scenda dal cielo come un fuoco consumante e distrugga Israele in giudizio. Invece, la gloria del Signore apparve nella nuvola e il Signore disse: «Al tramonto mangerete carne e domattina sarete saziati di pane; e conoscerete che io sono il Signore, il vostro Dio». Dio avrebbe potuto giudicarli, ma invece ha mostrato loro misericordia. Sarebbe stato giustificato se li avesse distrutti, perché il loro mormorio era solo una manifestazione della loro incredulità e ingratitudine. Ma, il Signore non li ha liberati dal Faraone e condotti attraverso il Mar Rosso solo perché morissero di fame. Invece, il Signore ha provveduto ai loro bisogni. Ha dato loro quaglie la sera e manna la mattina. La manna era una sostanza piccola e rotonda. Era bianca come pane, ma simile al seme del coriandolo. Era buona, «aveva il gusto di schiacciata fatta col miele».

Il Signore si è rivelato anche a noi in questo modo. Non abbiamo visto il miracolo della manna, ma vediamo come il Signore provvede a noi ogni giorno. La bontà di Dio è evidente nel fatto che lui ha fatto del bene a tutti i popoli, «mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere e saziando i vostri cuori di cibo e di letizia», come Paolo dice. Vediamo la fedeltà di Dio quando preghiamo «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» e riceviamo cibo, lavoro, sole, pioggia, famiglia, ecc. «Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre», anche se siamo immeritevoli come gli israeliti. Anche se ti sei lamentato tante volte contro il Signore, perché non soddisfa la tua lista dei desideri, Egli ha comunque provveduto per te, vero? Anche se non gli sei sempre stato grato, ha comunque sostenuto la tua vita, giusto? Egli provvede a te giorno dopo giorno, proprio come fece con gli Israeliti nel deserto.

Il pane dal cielo
Vogliamo ascoltare le parole di Gesù. Notate il modo in cui nostro Signore interpreta Esodo 16 e la manna dal cielo. Giovanni 6 descrive la scena dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani per cinquemila uomini. Dopo aver fatto questo prodigio, Gesù era molto popolare. Molte persone iniziarono a seguirlo perché volevano un pasto gratis. A loro Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico che voi mi cercate non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà» (Giovanni 6:26). Poi, loro dissero: «Quale segno miracoloso fai, dunque, affinché lo vediamo e ti crediamo? Che operi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come è scritto: “Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo”». Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo». Essi quindi gli dissero: «Signore, dacci sempre di questo pane». Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete».

In altre parole, Gesù stava parlando di qualcosa di più importante di un pasto. Stava parlando di cibo spirituale. Stava parlando del nostro più grande bisogno. Vedete: il punto di Gesù è che l’umanità ha un bisogno più grande del cibo. Come esseri umani, abbiamo molti bisogni legittimi: abbiamo bisogno di cibo, acqua, vestiti, riparo, famiglia, amici, lavoro. Abbiamo bisogno di tutte queste cose per vivere. E Dio ce le fornisce. Ma c’è un bisogno che è molto più grande di questi. Abbiamo bisogno di Dio! Siamo creati da Dio per Dio, per dare gloria a Lui e godere per sempre della sua presenza. La brutta notizia è che, a causa del nostro peccato, cerchiamo di trovare soddisfazione in cose che solo la comunione con Dio può soddisfare. Ecco perché il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Lui. Nessun altro buon “pane” di cui godiamo in questa vita – cioè cibo, famiglia, amici, lavoro, salute, ecc. – è «il pane vivente che è disceso dal cielo». Tutte queste benedizioni vanno e vengono in questa vita. Salute, ricchezza, felicità, anche famiglia, è tutto temporaneo. Ma «il pane vivente che è disceso dal cielo», cioè Cristo, è il pane eterno e permanente. Gesù è il pane che dà la vita eterna. Ci ha amato e ha dato se stesso per noi. Per noi, «ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione». Cristo, che non ha conosciuto peccato, è diventato peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui. Nessun altro “pane” di cui godiamo in questa vita, nessun altro dono che abbiamo ricevuto può fare per noi ciò che Cristo ha fatto! Ecco perché Gesù ci dice:

«In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda» (Giovanni 6:53-55).

Cristo, con il suo corpo crocifisso e il suo sangue sparso, come confessiamo nel Catechismo di Heidelberg, «ciba e nutre in vita eterna la nostra anima, proprio come riceviamo dalla mano del ministro e assaggiamo con la bocca il pane e il calice del Signore, che ci sono dati come emblemi del corpo e del sangue di Cristo». Per opera dello Spirito Santo, siamo davvero partecipi del suo vero corpo e del suo vero sangue in cielo. «Tutte le sue sofferenze e la sua ubbidienza sono nostre, proprio come se avessimo sofferto e adempiuto noi stessi ogni cosa nella nostra stessa persona».

Conosci questo Salvatore? Hai ricevuto il pane vivente che è disceso dal cielo? Solo Lui può pagare per i tuoi peccati e darti la vita eterna. Solo Lui può soddisfare il desiderio della tua anima e l’inquieto del tuo cuore. Solo Lui può mutare il nostro malcontento in gratitudine, e il nostro lamento in lode. Veramente, in Cristo abbiamo una vita abbondante, e la gratitudine è appropriata.

Michael Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA). È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022).

© ligonier.org, © Chiesa Riformata Filadelfia

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Chiesa Riformata Filadelfia. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.

Indietro
Indietro

Ognuno deve vivere per qualcosa: Il Primo Comandamento

Avanti
Avanti

5 Motivi per cui l’Ascensione di Cristo è importante