Ognuno deve vivere per qualcosa: Il Primo Comandamento
Qual è la cosa a cui tu guardi più di ogni altra cosa per il tuo senso di identità, significato, gioia, speranza e sicurezza? Ovviamente ci sono molte cose buone nella vita che ci danno un senso di identità, significato, gioia, speranza e sicurezza. Per esempio, di solito la famiglia ci fornisce un senso di queste cose. Allo stesso modo anche il nostro lavoro, cioè la nostra vocazione. Potremmo dire lo stesso di amicizie, hobby e interessi o cause sociali di cui siamo appassionati. Tutte queste cose possono portarci un senso di identità, significato, gioia, speranza e sicurezza. Ma fatti questa domanda: Qual è la cosa a cui guardi più di tutte per per ricercare queste cose? Questa è la domanda che ci pone il Primo Comandamento: «Non avere altri dèi oltre a me».
In realtà, qualsiasi cosa a cui guardiamo più di quanto guardiamo a Dio per il nostro senso di identità, significato, gioia, speranza e sicurezza è per definizione il nostro dio – qualcosa che adoriamo, serviamo e su cui facciamo affidamento con tutta la vita e tutto il cuore. Ma Dio ti dice: “La tua vita mi appartiene e io voglio il tuo cuore. Io voglio la tua adorazione e la tua devozione”. Dobbiamo ascoltare la voce del Signore mentre Lui ci parla attraverso la sua Parola. Quindi, riflettiamo sul significato del Primo Comandamento. Possiamo farlo ponendoci tre domande: 1) Cosa significava per gli Israeliti? 2) Cosa significò per Cristo? 3) Cosa significa per noi oggi? (Questo è sempre un buon approccio per studiare i Dieci Comandamenti e la Legge mosaica.)
I. Cosa significava il Primo Comandamento per gli Israeliti?
Dio portò gli Israeliti al Monte Sinai per fare il suo patto con loro, un patto conosciuto come “il patto mosaico” o “l’antico patto”. Questo patto era la costituzione di Israele come teocrazia. Inoltre, era condizionale. Dio disse nei vv.5-6: «Se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare…e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa». Poi, tutto il popolo fece il giuramento in v.8: «Noi faremo tutto quello che il Signore ha detto». Se Israele avesse obbedito ai comandamenti di Dio, sarebbe stato una nazione santa e il suo tesoro particolare. La condizione d’Israele dinanzi a Dio sarebbe dispesa dall’ubbidienza o meno alla legge: benedizioni per l’ubbidienza, maledizioni per la disubbidienza. I termini del patto erano tutta la legge, cioè i 10 Comandamenti e anche tutta la legge mosaica che Dio diede a Israele. Perciò, la prima condizione del patto era questa: «Non avere altri dèi oltre a me».
Perché? Perché Dio comandò questo in particolare? Perché questo era il primo comandamento? Perché il primo comandamento non è “Ama il tuo prossimo” o “Non uccidere” o “Non rubare”? Perché il primo comandamento è: «Non avere altri dèi oltre a me»? Perché siamo stati creati da Dio e per Dio, per dare gloria a Lui e godere per sempre della sua presenza. Siamo stati creati per godere comunione con Dio e adorare solo Lui, nostro Creatore. Questo è lo scopo principale della vita. Nel principio, Dio diede agli esseri umani un desiderio naturale di adorarlo e di goderlo. Ma il peccato ha distorto quel desiderio naturale. La nostra funzione naturale di adorare e godere di Dio fu danneggiata nella caduta di Adamo. È come quando un computer ha un virus: è ancora un computer, però non funziona nel modo corretto. Oppure, è come quando l’iPhone cade in acqua: è danneggiato dopo quell’incidente. È ancora un iPhone, ma non funziona bene.
Questo è simile a ciò che è successo ai noi. Siamo stati programmati per adorare Dio e goderlo per sempre, ma ora quella funzione è danneggiata a causa del peccato. Ecco perché puoi andare ovunque nel mondo e trovare diverse religioni e luoghi di culto. Come Giovanni Calvino disse: «Il cuore dell’uomo è una fabbrica di idoli». Ma Dio vuole che adoriamo solo lui. Dio vuole il nostro cuore. Vuole la nostra comunione. E vuole che lo godiamo per sempre. Per questo motivo Dio comandò Israele: «Non avere altri dèi oltre a me».
Come il popolo particolare di Dio, gli Israeliti dovevano essere fedeli. Non dovevano essere come gli egiziani, che lo avevano dèi per ogni cosa: un dio per il sole, un dio per il fiume, un dio per la pioggia, un dio per la fertilità, ecc. Per mezzo delle dieci piaghe il Signore mostrò che c’è solo un Dio vero, il Creatore del cielo e della terra, e dobbiamo adorare lui solo. Al Monte Sinai, tuttavia, Dio disse all’Israele: “Io sono il Signore, il tuo Dio, l’unico vero Dio. Non avere altri déi oltre a me”. Per Israele, vivere nella Terra Promessa significava vivere in comunione con l’unico vero Dio.
Però, come sappiamo, la triste storia è che Israele ha fallito miseramente. Per esempio, nel libro dei Giudici ogni generazione si mescolò con i cananei, adorando i loro idoli. Anche Salomone, nonostante la sua sapienza e le sue ricchezze, si lasciò sedurre dagli idoli vani delle sue molte mogli. I sovrani successivi, uno dopo l’altro, si ribellarono al Signore, conducendo il popolo in un sempre più aperta idolatria.
L’idolatria, però, è ancora il problema fondamentale del mondo. Il fallimento d’Israele ci mostra il fallimento di tutta l’umanità. Ogni persona serve un dio o un altro. Idolo è tutto ciò che, nel tuo cuore, sostituisce Dio o a lui si affianca, diventando ciò in cui riponi la tua fiducia e su cui giochi la tua esistenza. Questo ci condanna, poiché siamo tutti idolatri nei nostri cuori.
Ecco perché il Figlio di Dio venne nel mondo! Egli venne nel mondo per riconciliarci a Dio, l’unico vero Dio!
II. Cosa significava il Primo Comandamento per Cristo?
Quando giunse la pienezza del tempo, il Signore del patto diventò il Servo del patto per fare per i peccatori ciò che non possono fare per se stessi, cioè obbedire perfettamente alla legge di Dio. Cristo – il vero Israele – ha dovuto incarnarsi, assumendo un vero corpo e una vera anima. È l’unico essere umano che non si è mai allontanato da Dio, l’unico che non ha mai adorato gli idoli, e l’unico che ha amato Dio con tutto il suo cuore, tutta la sua anima e tutta la sua mente. A differenza di noi, Gesù non è mai stato colpevole di idolatria. Non ha mai guardato a niente più di quanto non abbia guardato a Dio per i suoi sensi di significato, gioia, speranza e sicurezza. Egli amò il Padre con tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la mente. Adempì perfettamente la legge di Dio.
Poi, nella sua obbedienza al Padre, andò sulla croce per pagare il prezzo dei nostri peccati, della nostra idolatria. Soffrì l’indignazione di Dio contro la nostra idolatria, diventando una maledizione per noi. Sulla croce, Cristo divenne il peggior idolatra nella storia del mondo poiché tutta la nostra idolatria gli fu imputata. Come dice l’apostolo Paolo in Galati 3.13: «Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi». La sua risurrezione il terzo giorno dimostra che la sua morte è stata sufficiente a coprire tutti i peccati di chi confida in lui. Quindi, la buona notizia è che ciò che la legge richiede, Cristo provvede! Come dice l’apostolo Paolo, «Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono» (Romani 10:4).
Gesù ha fatto tutto in modo che noi possiamo glorificare Dio e godere la sua presenza per sempre.
III. Cosa significa il Primo Comandamento per noi oggi?
Sebbene Cristo abbia soddisfatto la legge per noi, il Primo Comandamento si applica ancora a noi nel Nuovo Patto poiché Dio ci rinnova a immagine di suo Figlio. Per i cristiani, anche se siamo rivestiti della giustizia di Cristo, lavati dal suo sangue e rigenerati dallo Spirito Santo, siamo ancora nel processo di santificazione e abbiamo ancora una tendenza peccaminosa all’idolatria.
Quindi, tutti noi, con l’aiuto della Parola e dello Spirito, dobbiamo combattere contro la nostra tendenza a guardare a qualcuno o qualcosa più che a Dio per il nostro senso di identità, significato, gioia, speranza e sicurezza. L’idolo, come Dio, non è dunque tanto oggetto della mente quanto del cuore; non è semplicemente pensato, ma creduto e confessato come ciò intorno a cui ruota la vita. Come uno scrittore ha detto: «L’idolo può essere religioso o laico: può chiamarsi Padre Pio oppure Mammona».
Per il non-credente, questo è solo un fastidio. Il Primo Comandamento non gli interessa. Per lui o lei, il vivere non è Cristo, non è Dio, ma qualcos’altro. Ogni persona serve un dio o un altro. Ogni persona dice: “Infatti per me il vivere è...” Che cos’è per te? Ognuno deve vivere per qualcosa, ma se quel “qualcosa” non è Cristo allora è solo un idolo. Il problema è che gli idoli falliscono sempre. Nessuno di loro è abbastanza grande da essere il nostro obiettivo supremo nella vita.
• Se vivi per il denaro, non sentirai mai di avere abbastanza.
• Se vivi per il successo, non sentirai mai di essere arrivato alla tua destinazione.
• Se vivi per il divertimento, non ti sentirai mai soddisfatto.
• Se vivi solo per la famiglia – cioè, se la famiglia è il tuo dio, la cosa a cui tu guardi più di ogni altra cosa per il tuo senso di identità, significato, gioia, speranza e sicurezza – non ti sentirai mai in pace.
Ognuno deve vivere per qualcosa, ma se quel “qualcosa” non è Dio primo di tutto, significa che siamo schiavi – schiavi della paura eccessiva quando quel qualcosa è minacciato e della disperazione inconsolabile quando è perso.
Ecco perché il Primo Comandamento ci aiuta immensamente. Ci aiuta a ricordare perché esistiamo! Ci aiuta a ricordare lo scopo principale della vita! Ci aiuta a capire che gli idoli del nostro cuore non possono salvarci. Ci aiuta a comprendere che apparteniamo a Dio ed Egli vuole il nostro cuore e la nostra comunione.
Dio ha fatto tutto il possibile per avvicinarsi a te. Ha dato il suo unigenito Figlio affinché noi possiamo glorificare Dio e godere la sua presenza per sempre. Cristo è diventato umano in modo che possa avere comunione con noi e guidarci in un nuovo esodo dall’Egitto, cioè questo presente secolo malvagio, alla Terra Promessa del nuovo cielo e della nuova terra! Possiamo dire con gioia e gratitudine: «Infatti per me il vivere è Cristo, è il morire, guadagno» (Filippesi 1:21).
«Perciò, miei cari, fuggite l’idolatria» (1 Corinzi 10:14). In Cristo, troviamo il vero senso di identità, significato, gioia, speranza e sicurezza.
Rev. Michael Brown
Pastore, Chiesa Riformata “Filadelfia”
Novate Milanese (MI)