Perché il lavoro è importante?
Come il matrimonio e la famiglia, il lavoro è un’istituzione di Dio dal principio. Il lavoro non è a causa della caduta di Adamo. Prima ancora della caduta, Dio aveva creato il lavoro per l’umanità. Leggiamo in Genesi 2:15: «Dio il Signore prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse». Il giardino dell’Eden non era per Adamo una vacanza perpetua! Invece, Dio gli ha dato lavoro da fare. Doveva prendersi cura del giardino e proteggerlo. Doveva fornire nomi per ogni creatura vivente sotto il suo dominio. Doveva fare il suo lavoro diligentemente. Dio ha equipaggiato Adamo per fare il suo lavoro, e Adamo l’ha fatto con gioia.
Il lavoro è una vocazione.
Ognuno di noi deve ricordare che il nostro lavoro non è semplicemente un mezzo per guadagnare denaro, ma una chiamata dal Signore in cui usiamo i nostri talenti e le nostre abilità a beneficio degli altri per la gloria di Dio. Proprio come Dio ha curato e protetto il giardino attraverso il lavoro di Adamo, così si prende cura della sua creazione oggi attraverso il nostro. Dobbiamo fare tutto il nostro lavoro alla gloria di Dio e al bene del nostro prossimo. Il nostro lavoro lo imita e lo riflette.
Il lavoro è diventato difficile per l’umanità, tuttavia, dopo la caduta. Dio disse ad Adamo:
«Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai» (Genesi 3:17-19).
Ecco perché il lavoro è a volte difficile e spiacevole.
Come membri della nuova creazione che Cristo ha inaugurato, come possiamo essere simili a Cristo nel nostro lavoro, sia che siamo padroni o servi? Come possiamo spogliarci del vecchio uomo e rivestire l’uomo nuovo nel nostro lavoro quotidiano? Il Nuovo Testamento affronta queste domande in un modo molto chiaro.
Dio ci chiama a lavorare come servi di Cristo.
L’apostolo Paolo ci esorta in Efesini 6:5: «Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo». Nella chiesa di Efeso, come la maggior parte delle chiese a quel tempo, c’erano servi e padroni nel senso che c’erano schiavi e proprietari. Nell’impero romano del primo secolo, quasi una persona su tre era uno schiavo. Molti schiavi vivevano abbastanza bene, a seconda dei loro padroni e delle circostanze. Alcuni stavano effettivamente meglio di molti uomini liberi nel senso che gli erano garantiti cibo, vestiti e rifugio, mentre molte persone povere vivevano male. Alcuni schiavi erano medici, insegnanti, bibliotecari e contabili. Però, uno schiavo era ancora la proprietà di un’altra persona. Poteva essere venduto, scambiato o sequestrato per pagare il debito del padrone. La legge romana permetteva ai padroni di punire severamente i loro schiavi per ogni disobbedienza. Per molti schiavi, quindi, la vita era molto difficile.
Paolo ne era ben consapevole. Quando ha scritto, «Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo», capiva bene che molti schiavi avevano una vita dura. Eppure sapeva anche che, essendo uniti con Cristo, loro erano rafforzati dallo Spirito Santo in modo da poter vivere in obbedienza a Cristo e fare tutto nel nome di Cristo.
È lo stesso per tutti noi oggi. Mentre non viviamo in una società in cui la schiavitù è la norma, questo brano può essere applicato al posto di lavoro moderno, perché ci sono principi base qui su come i credenti dovrebbero servire qualcun altro nelle loro vocazioni. Per quanto riguarda il lavoro, non importa quanto sia grave la nostra situazione. Siamo uniti a Cristo nella sua morte e risurrezione e Dio ci chiama ancora svolgere il nostro lavoro come servi di Cristo.
Una nuova motivazione al lavoro.
Paolo contrasta ciò con il modo in cui non dobbiamo svolgere il nostro lavoro. Dice nel versetto 6: «non servendo per essere visti». Servire per essere visti significa fare il lavoro bene quando il capo sta guardando, ma lavorare meno quando non c’è. Poi, aggiunge, «come piacere agli uomini». Questo significa essere preoccupati solo delle apparenze. Entrambe queste frasi descrivono un lavoro superficiale e ipocrita. Interessato non alla qualità del lavoro, ma solo alle apparenze.
Lavorare in questo modo è insincero e falso. Il cristiano non deve svolgere il suo lavoro in questo modo. La verità è che, a causa di Cristo, siamo stati liberati da quel modo di lavorare. Siamo stati liberati dalla schiavitù di servire noi stessi e di lavorare insinceramente “per essere visti”, come fanno tante persone nel mondo. I cristiani sono liberi da tutto questo così che può lavorare effettivamente “come servi di Cristo”, come dice Paolo nel versetto 6, “facendo la volontà di Dio di buon animo”. Poi Paolo aggiunge nel versetto 7, “servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini”. Paolo prescrive una nuova motivazione al lavoro, che si applica a ogni cristiano, sia schiavo che libero. Come cristiani, alla fine serviamo un padrone diverso; serviamo il Signore Gesù Cristo.
“Nel posto di lavoro, mi rappresenti”.
In altre parole, il Signore Gesù ci dice: “Nel posto di lavoro, mi rappresenti. Sei stato battezzato nel mio nome. Sei stato lavato nel mio sangue. Sei rivestito della mia giustizia! Tutto ciò che fai è fatto nel mio nome! Non vivere e lavorare nella paura dell’uomo, ma invece nel timore del Signore!”
Questo è il segreto per lavorare con sincerità di cuore. Vivere nel timore del Signore non è vivere nel terrore e nello spavento di lui, ma nel rispetto e nella riverenza di lui, e sottomettersi alla sua volontà. Svolgere il nostro lavoro nel timore del Signore significa farlo davanti al Signore, nella consapevolezza che tutto ciò che facciamo è fatto in sua presenza e davanti alla sua vista. Questo è l’inizio della saggezza! Il timore del Signore ci libera da paure minori e indegne, perché “Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, di amore e di autocontrollo” (2 Timoteo 1:7).
Inoltre, il lavoro è un modo per servire il Signore rendendo il lavoro un servizio al prossimo. Qualunque lavoro facciamo è una chiamata di Dio. Fa parte del modo in cui Dio governa e sostiene tutte le cose con la sua divina provvidenza. Non è necessario diventare un pastore o un missionario per servire il Signore. State già servendo il Signore lavorando nel suo mondo in ogni chiamata legittima. Dio è attivo nel lavoro umano quotidiano. Ad esempio, Dio usa agricoltori, camionisti e negozianti per rispondere alla nostra preghiera, “Dacci oggi il nostro pane quotidiano.” Usa medici, infermieri e farmacisti per rispondere alla preghiera: “Guarisci il mio corpo, Signore”. Usa la polizia, i giudici e i pubblici ministeri per rispondere alla nostra preghiera, “Proteggici, Signore”.
Le maschere di Dio.
Ecco perché Martin Lutero ha detto:
«Tutto il nostro lavoro nei campi, nel giardino, nella città, in casa ... che cos’è di fronte a Dio se non un gioco da bambini, che Dio è lieto di usare per elargire i suoi doni negli stessi campi, a casa e dappertutto? Queste sono le maschere del nostro Signore Dio, dietro le quali vuole essere nascosto mentre svolge ogni cosa».
Dio è all’opera attraverso il lavoro che facciamo. Si prende cura dell’umanità attraverso il lavoro delle persone che ha creato. Per usare un altro degli esempi di Lutero, Dio stesso munge le mucche attraverso la vocazione del lattaio. L’immagine è di una società vasta e complessa di persone con diversi talenti e abilità. Ognuno serve l’altro; ognuno è servito da altri. Perciò, lavorando con cuore, stai servendo il Signore e il tuo prossimo!
Ma cosa succede se vieni trattato ingiustamente al lavoro?
Cosa succede se sei terribilmente sottopagato? Cosa succede se le condizioni sono orribili? Fino a quando non hai un’altra chiamata, tieni a mente tre cose:
In primo luogo, tu non sei il primo cristiano a soffrire in quel modo. Prega al Signore e chiedigli di darti la grazia di portargli gloria nelle tue circostanze.
Secondo, tutto il lavoro comporta delle difficoltà a causa della caduta. Anche il “lavoro di sogni”. Non esiste un lavoro senza problemi prima della risurrezione.
Terzo, la Bibbia non ci ordina di rimanere nello stesso posto di lavoro per tutta la vita. Se hai l’opportunità di ottenere un lavoro migliore, fallo! Ma la Bibbia ci chiama a sottometterci a coloro che, come noi, sono imperfetti. Ecco perché Pietro dice: “Perché è una grazia se qualcuno sopporta, per motivo di coscienza dinanzi a Dio, sofferenze che si subiscono ingiustamente” (1 Pietro 2:19).
Quarto, e soprattutto, ricorda che tu servi il Signore. È lui che servi questa settimana mentre servi il tuo prossimo! E lui ti ha promesso una ricompensa: versetto 8: «sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia».
Quindi, come cristiani, quando ci sottomettiamo a coloro che Dio ha posto in potere su di noi – che si tratti del governo, degli anziani della chiesa o di un capo nel luogo di lavoro – onoriamo il Signore. Dio non ci chiama a sottometterci a coloro che detengono l’autorità su di noi se riteniamo che siano degni di onore. Anzi, dobbiamo sottometterci per amore del Signore. E questo include capi severi e difficili. Ecco perché Pietro dice nella sua prima lettera: «Domestici, siate con ogni timore sottomessi ai vostri padroni, non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche a quelli che sono difficili» (1 Pietro 2:18).
Siamo uniti a Cristo.
Per quanto riguarda il lavoro, non importa quanto sia grave la nostra situazione. Siamo uniti a Cristo nella sua morte e risurrezione e Dio ci chiama ancora svolgere il nostro lavoro come servi di Cristo. In altre parole, lascia che il mondo veda come il Vangelo cambia la nostra vita e il nostro comportamento. I nostri colleghi vedono Cristo in noi? Siamo sottomessi a coloro che Dio ha posto al potere su di noi sul posto di lavoro? Parliamo male del nostro capo in ufficio? Ci lamentiamo spesso di quanto sia duro e ingiusto? Pietro ci sfida qui. Lascia che il mondo veda Cristo in noi. Possiamo lavorare sinceramente e onestamente come servi di Cristo, sapendo che abbiamo un’eredità “incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi”. Quindi, cerca di fare tutto bene. Fai tutto il tuo lavoro nel nome del Signore Gesù Cristo!
A causa del fatto che il vangelo è vero, che Cristo è risorto dai morti e che abbiamo una speranza viva, possiamo lavorare e vivere la vita pellegrina alla gloria di Dio in ogni circostanza e con la sottomissione, perché a questo siamo stati chiamati.
~ Rev. Michael Brown, il pastore della Chiesa Riformata ‘Filadelfia’ di Novate Milanese