Cosa significa la Domenica delle Palme?

La Domenica delle Palme e la domenica prima della Pasqua, in cui ricordiamo l’ingresso trionfale di Gesù. Sin dai giorni della chiesa primitiva, riflettiamo su la piccola storia in cui Gesù cavalcò un asino nella città di Gerusalemme. Ma cosa significa? Ovviamente, è importante, perché si trova in tutti i quattro vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Tuttavia, molte persone non hanno idea di cosa significhi la Domenica delle Palme. Ci sono chiese che celebrano la Domenica delle Palme solo in modo sentimentale. Alcuni organizzano una processione in cui le persone portano rami di palma nella chiesa. Altri porteranno persino un asino vivo in chiesa! Non è proprio questo il senso della Domenica delle Palme.

In effetti, il significato della Domenica delle Palme è molto pertinente a noi perché ci rivela Gesù come il nostro vero Re. Un re è qualcuno che ci governa, qualcuno a cui dobbiamo obbedire, che ci piaccia o no. Allora, nel nostro mondo moderno, non ci piacciono molto i re. Non ci piacciono le monarchie come forma di governo. Preferiamo una democrazia o una repubblica. In un mondo caduto in cui siamo tutti peccatori, una monarchia è spesso soggetta a corruzione e abusi.

In realtà, tuttavia, siamo creati per essere governati da un Re, cioè Gesù Cristo. Il cristianesimo non è una democrazia o una repubblica, ma una monarchia con un Re. Gesù non è solo il Re della chiesa, ma il Re dell’intero universo. Siamo stati creati per essere governati da lui. Però, se non confessiamo Gesù come Re e non ci inchiniamo davanti a lui come il Sovrano della nostra vita, inevitabilmente ci inchineremo davanti a qualcos’altro. Come essere umani, abbiamo bisogno di un re. Forse il tuo re è il denaro, o il piacere, o la comodità, o l’ambizione.

La Domenica delle Palme, tuttavia, ci mostra che solo Gesù è il vero Re che può fornirci una speranza viva invece di una speranza vuota. Gesù è: 1) il Re promesso; 2) il Re pietoso; 3) il Re adorato; 4) il Re che tornerà.

I.              Gesù è il Re promesso

Ecco il punto dell’asino: questo era il compimento della promessa di Dio. Mi spiego. Quasi mille anni prima, il Signore disse a Davide: “io innalzerò al trono dopo di te la tua discendenza, il figlio che sarà uscito da te, e stabilirò saldamente il suo regno”. Dopo Davide, i profeti del Signore continuarono a proclamare il prossimo Re. Attraverso il profeta Isaia, per esempio, Dio disse che quel Re sarebbe venuto «per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre». E tramite il profeta Zaccaria (9:9), Dio disse, «Ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e vittorioso, umile, in groppa a un asino, sopra un puledro, il piccolo dell’asina». Matteo e Giovanni citano questa profezia esplicitamente. Ecco perché quando Gesù entrò a Gerusalemme quella domenica, la gente gridava parole dal Salmo 118: «Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!» Aspettavano il Re promesso.

Purtroppo, il popolo voleva un re che risolvesse i loro problemi e migliorasse la loro vita. In effetti, era un periodo di disperazione per Israele. La vita non era tranquilla. Il loro paese era occupato dai romani. Prima dei romani, era occupato dai greci. Prima dei greci, fu distrutto dai babilonesi. Per secoli, il loro regno era stato in rovina. Non avevano un vero re. Molti ricordavano la promessa che Dio aveva fatto a Davide riguardo il Re promesso. Molti ricordavano la promessa di Zaccaria, che il Re promesso sarebbe venuto «sopra un puledro, il piccolo dell’asina». Quindi, Gesù adempì questa profezia quando cavalcò a Gerusalemme. Gesù è il Re promesso!

Tuttavia, la mansuetudine di Gesù stava insegnando al popolo che il regno giunto con lui era diverso da quello che ci si aspettava. Infatti, Gesù rispose a Pilato: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi consegnato ai giudei; ma ora il mio regno non è di qui» (Giovanni 18:36). Gesù ha portato un regno celeste e spirituale e la casa che ha edificato non è stata costruita da legno e pietre, ma da persone. Il santuario di Dio che ha stabilito è la chiesa.

II.           Gesù è il Re pietoso

Quando pensiamo a un re, pensiamo a un sovrano con una corona e un trono. Gesù andò a Gerusalemme, tuttavia, per essere incoronato non con una corona d’oro ma con una corona di spine. Andò a Gerusalemme non per sedersi su un trono, ma per essere inchiodato a una croce. Questo non è ciò che la gente si aspettava. Gesù è il Re che diede la vita per il suo popolo. Non c’è un altro Re come lui! Gesù è pietoso, clemente e pieno di compassione, il Re che ci ha amato e ha dato se stesso per noi.

Gesù entrò Gerusalemme precisamente durante la festa della Pasqua ebraica in modo da essere che fosse l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Come abbiamo studiato recentemente nel libro d’Esodo, la Pasqua ebraica era quando il Signore mandò il suo angelo a uccidere il primogenito di ogni famiglia, a meno che la loro porta non fosse coperta dal sangue di un agnello. Una casa che aveva il sangue dell’agnello era protetta dal giudizio di Dio. Gli israeliti osservarono questa festa come ricordo annuale della protezione del Signore.

Ma in realtà, era una prefigurazione di Gesù. Tutta la Bibbia parla di Gesù. L’Antico Testamento e il Nuovo! Gesù è il vero Agnello della Pasqua ebraica. È impossibile che il sangue di animali possa togliere i peccati. Solo il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. A causa della sua compassione verso noi, Gesù diede il suo sangue per i peccatori. Cristo non aveva colpa o peccato. Non ha mai camminato seguendo l’andazzo di questo mondo. Invece, ha camminato sempre secondo la volontà del suo Padre in cielo. Non ha mai seguito il diavolo. Invece, quando fu tentato, ha resistito e ha perseverato. Ha fatto quello che il primo Adamo non aveva fatto.

Eppure, fu lì sulla croce che quest’uomo innocente soddisfò la giustizia di Dio, perché, come disse Isaia, “il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti”. Fu lì che, come confessiamo nel Credo Apostolico, “discese agli inferi”. Cioè, ha sofferto nell’abisso dell’ira di Dio contro il nostro peccato. È diventato una maledizione per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui!  Perché? Perché Gesù è il Re pietoso! Ecco perché vogliamo obbedirlo e adorarlo.

III.        Gesù è il Re adorato

Egli è il Re promesso, il Re pietoso e il Re adorato. Luca dice che «quando Gesù fu vicino alla città…tutta la folla dei discepoli, con gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce, dicendo: Benedetto il Re che viene nel nome del Signore, pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!». Matteo dice nel suo vangelo che «la maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via». Giovanni dice la stessa cosa nel suo vangelo ma aggiunge che i rami erano di palme.

Perché lo fecero? Cosa significa? Allora, a quel tempo, i rami di palme erano un simbolo di vittoria per gli Israeliti. Quando gli ebrei conquistarono la loro libertà nella rivolta dei Maccabei quasi 200 anni prima, usarono rami di palme nella loro parata trionfale. I rami di palme diventarono un simbolo di vittoria sulla tirannia. Ai tempi di Gesù, durante l’occupazione romana, dei rami di palme furano incisi sulle monete d’Israele. Era un emblema di speranza di libertà futura. Quindi, quando Gesù entrò a Gerusalemme, la folla prese dei rami di palme e gridò, “Osanna!” che significa, “Salva ora!”

Ma salva da cosa? Che tipo di salvatore volevano? Volevano un salvatore dai loro problemi politici ed economici. Non erano interessati a un Re che li salvasse dai loro peccati. Non potevano capire che il loro più grande bisogno era di essere liberati dal potere del diavolo e dalla colpa del loro peccato. Non riuscirono a capire che il promesso Re doveva andare sulla croce per la nostra redenzione.

Ecco perché quando si resero conto che Gesù non era il tipo di re che volevano, cambiarono idea su di lui. Entro venerdì, molti di loro non gridarono di più, «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».  Invece, gridarono, «Crocifiggilo! Non abbiamo altro re che Cesare! Crocifiggilo!». Le persone presumevano che Gesù avrebbe debellato i romani e reso glorioso Israele. Avevano false aspettative su di lui. Quando si resero conto che Gesù non avrebbe dato loro ciò che si aspettavano, non vollero adorarlo. Invece, lo vollero morto.

Ecco la lezione fondamentale per noi: Spesso, abbiamo false aspettative su Gesù. Vogliamo che Gesù sia un campione per la NOSTRA causa. Vogliamo che Gesù renda migliore la nostra vita. Preferiamo usare Gesù, invece che adorarlo. Praticamente, vogliamo che Gesù sia il nostro servitore cosmico o il nostro genio personale. Quando c’è una crisi, andiamo a lui con i nostri rami di palme e gridiamo, “Osanna!” Ma quando lui non fa ciò che vogliamo, ci arrabbiamo e siamo delusi. Pensiamo che Gesù sia inutile.

Oppure, quando la crisi passa, non pensiamo più di avere bisogno di Gesù. Quando tutto è a posto, Gesù non è necessario. Ma non è vero! Dio non esiste per migliorare la nostra vita. Dio non è solo per le emergenze! Gesù non è il nostro portafortuna o amuleto che possiamo usare quando ci sono problemi, e ignorare quando non ci sono.

Anzi, il Signore Gesù Cristo è il Re dei re, il sovrano cosmico che ha ogni potere in cielo e sulla terra. Gesù venne nel mondo per salvarci da un problema molto più grave dell’occupazione romana 2000 anni fa, o della guerra in ucraina oggi, o del collasso economico, o un’altra pandemia. Tutti noi abbiamo bisogno di un Re che può salvarci dalla morte e dal giudizio di Dio.

Guardate, tutti noi abbiamo molti bisogni legittimi. Però, c’è un bisogno più urgente di tutti questi. Siamo infetti dal peccato. La Bibbia ci dice, «non c’è nessun giusto, neppure uno…tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio». «Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio». Alla fine, ogni calamità passerà, ma non la morte. Infine, andremo tutti nella tomba. La vera domanda è se andremo o no con Cristo. Senza un Re che può salvarci dal giudizio di Dio, dobbiamo affrontare quel giudizio noi stessi. Gesù è quel Re! Egli è il Re degno della nostra adorazione, devozione e obbedienza. Egli è il Re promesso, pietoso e adorato.

IV.         Gesù è il Re che tornerà

Attraverso la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione, Gesù ha inaugurato il suo regno eterno. Allora, è vero che al presente non vediamo ancora un regno glorioso. Il mondo è ancora pieno di peccato, sofferenza e malvagità. Inoltre, la chiesa di Cristo non è gloriosa o perfetta. “Però vediamo…Gesù, coronato di gloria e di onore”, e Dio ha posto “ogni cosa sotto i suoi piedi”. Al presente, lo vediamo solo per fede. Ma il giorno del suo ritorno sta arrivando, il giorno in cui la fede si dissolverà nella visione. In quel giorno, Gesù tornerà in terra, non su un asino come la Domenica delle Palme, ma su un cavallo bianco con gli eserciti del cielo. L’Apocalisse ci dice che gli occhi del Signore Gesù Cristo saranno come “fiamma di fuoco” e sulla sua veste ci sarà scritto un nome: «Re dei re e Signore dei signori».

Se torniamo alla profezia di Zaccaria per un attimo (9:10), troviamo il resto. Dice questo: «Io farò sparire i carri da Efraim, i cavalli da Gerusalemme e gli archi di guerra saranno distrutti. Egli parlerà di pace alle nazioni, il suo dominio si estenderà da un mare all’altro e dal fiume sino alle estremità della terra».

In altre parole, Gesù verrà nuovamente in gloria per giudicare i vivi e i morti, e il Suo regno non avrà fine. La sofferenza, la malattia, la violenza, la malvagità e la morte non ci saranno più. Questo è l’obbiettivo della nostra speranza, una speranza viva, che ci volge al cielo!

Nel libro d’Apocalisse, troviamo una bella descrizione dell’adorazione del Re Gesù: Apocalisse 7:9-12.

Dopo queste cose, guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E gridavano a gran voce, dicendo: «La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli erano in piedi intorno al trono, agli anziani e alle quattro creature viventi; essi si prostrarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: «Amen! Al nostro Dio la lode, la gloria, la sapienza, il ringraziamento, l’onore, la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen».

Ecco il nostro Re! Trattalo come un Re! Non c’è niente nella nostra vita più degno della nostra obbedienza e adorazione. Corri a Lui! Umiliati davanti al Re promesso, pietoso, adorato e che tornerà. Amen!

 ~ Rev. Michael Brown, il pastore della Chiesa Riformata ‘Filadelfia’ di Novate Milanese

 

Michael Brown

Rev. Michael Brown è il pastore della Chiesa Riformata Filadelfia e Ministro della Parola e dei Sacramenti dalle United Reformed Churches of North America (URCNA). È l’autore di molti articoli e diversi libri, tra cui Il vincolo sacro: Introduzione alla teologia del patto (2012), Christ and the Condition: The Covenant Theology of Samuel Petto (2012) e 2 Timothy: commentario espositivo sul Nuovo Testamento (2022).

© ligonier.org, © Chiesa Riformata Filadelfia

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Chiesa Riformata Filadelfia. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.

Indietro
Indietro

Quando è difficile perdonare

Avanti
Avanti

Che cos'è l’appartenenza alla chiesa e perché è necessaria?